Copertina

29 dicembre 2020

Ven VR: Recensione

Ven

La realtà virtuale ci ha da sempre abituati a un’immersività totale, caratterizzata dalla prima persona e l’utilizzo delle nostre mani. Prima ancora che il mondo della VR divenisse “realtà” ed entrasse nelle nostre case, il cinema e l’immaginario collettivo la proponevano esattamente come poi, anni dopo si palesò. Fortunatamente, il mondo della realtà virtuale propone dei videogiochi con variegate esperienze, alcune di queste permettono la visuale in terza persona, consentendoci di ammirare il nostro personaggio a 360°. Moss, Hellblade: Senua’s Sacrifice VR ed Edge of Knowhere sono solo alcuni fra i più blasonati. Videogiochi in cui la nostra esperienza vive di un’immersività differente dall’immaginario collettivo, che ripone nella VR, l’idea di vivere in prima persona l’esperienza proposta. Ven è un gioco accompagnato da questa peculiarità; Monolitic games ci presenta il suo platform in realtà virtuale in terza persona, che ricorda in tutto e per tutto i platform che, negli anni ‘80/’90, riempivano le sale giochi e ravvivavano le case di tutti gli appassionati, adulti e bambini. In particolar modo Ven ricorda il famoso e amato Crash Bandicoot, che fece la sua prima comparsa sulla storica console: Playstation 1.Ven riprende buona parte delle meccaniche del succitato titolo, e ci porta in un’ambientazione che, inevitabilmente, ricorda quelle del passato.
Se questo ai novizi del mondo della VR può sembrare un punto a favore, in realtà rappresenta la più grande debolezza del titolo, perché limita le potenzialità della realtà virtuale, relegandoci alla sola esperienza "visiva" in VR. Chi di noi non ha amato l’interazione col mondo di gioco in Moss? Spostare una piattaforma con le nostre mani, per permettere alla nostra cara topolina Quill di oltrepassare da un punto a un altro, si traduce in pura consapevolezza delle potenzialità della realtà virtuale.
Ven non fa questo, Ven ci ripropone le meccaniche del passato, in realtà virtuale, senza inventare nulla di nuovo, e, quando finalmente mostra una peculiarità della VR permettendoci di interagire direttamente col mondo di gioco, lo fa in modo troppo semplice ed infantile, cadendo nella banalità. Le poche volte in cui potremo effettivamente intervenire noi stessi attraverso l’uso delle nostre mani nell’avventura, dovremo avvalerci di meccaniche piatte e molto semplici, che in poco tempo risultano essere noiose.
Il fulcro dell’avventura, risiede nella capacità di sopravvivere, superando ostacoli come: presse, ventole in movimento, spuntoni che emergono dal terreno, tubi roteanti, nastri girevoli e così via. Insomma un elenco di quegli ostacoli che caratterizzarono, per l’appunto, i platform di ormai 20/30 anni fa. Un dato questo che si scontra violentemente col mondo della realtà virtuale, che tenta di reinventare il “videogioco”, donandogli quanta più immersività possibile, e permettendoci di sperimentare meccaniche di gioco altrimenti impossibili.

Grafica

Visivamente Ven si presenta dignitosamente, fa uso di una risoluzione dinamica che permette una cura nei dettagli di alcuni elementi come: il nostro personaggio, i nemici e determinati oggetti, obbligando però a una scarsa qualità di texture gli elementi più di contorno del mondo di gioco. Questo ovviamente permette al gioco di scorrere fluidamente anche su hardware di fascia bassa, sacrificando però un colpo d’occhio che, ad oggi, vuole la sua parte. Gli ambienti si differenziano da una regione all’altra, e, da una sorta di simpatico mercato, ci portano fra monti innevati, terreni circondati da lava, un castello e molto altro. Una varietà che permette al giocatore di non annoiarsi visivamente, ma che non brilla di originalità nell’architettura e nell’estetica delle zone, facendoci facilmente ignorare ciò che ci circonda e concentrando di più il focus sul gameplay. Ven è un gioco molto divertente, questo ci tengo a precisarlo, durante la mia esperienza ho sorriso, ho storto il naso, ho apprezzato determinati aspetti e accettato meno altri. Il gioco mi ha comunque tenuto incollato per circa 5/6 ore, in cui mi sono rilassato e divertito, ma il peso delle meccaniche vecchio stampo, e la mancanza di quelle "tipiche" della realtà virtuale, è innegabile. La ripetitività è evidente fin dal secondo livello: quando ho capito di dover ripercorrere l’esperienza vissuta coi vecchi platform, ho perso totalmente l’entusiasmo iniziale. Speravo in un Moss più avventuroso, in un platform pensato in tutto e per tutto per la VR, ma, aimè, non è così. Inoltre, delle vecchie meccaniche è accompagnato solamente da quelle più basilari. Non esistono potenziamenti, miglioramenti o un albero delle abilità, nulla di tutto questo. Per intenderci, se avessero proposto una progressività del personaggio come possiamo trovare nello splendido: “Ori and the Blind Forest” e nel suo diretto seguito, lo stimolo a portare avanti Ven, sarebbe stato decisamente più vivo. Questo ovviamente, non avrebbe colmato il vuoto delle meccaniche VR, ma avrebbe arricchito un gameplay che, al momento, risulta essere molto piatto: Ven può solo saltare avvalendosi di un doppio salto e colpire con la spada. Lo scopo, in ogni livello, è quello di raggiungerne la fine senza perdere tutte le nostre vite. Vite che troveremo rompendo delle casse, alcune delle quali contenenti direttamente la vita, o delle monete che riempiranno la barra energetica visibile sull'orologio del polso sinistro: quando la barra verrà riempita, guadagneremo una vita. Sul polso destro invece, avremo sempre visibile il numero di casse raccolte, e quello totale delle casse presenti nell'intero livello.

Area

Il titolo rappresenta un’avventura dai toni infantili, ma giocabile da chiunque. Godibile da chi ha la passione per i platform, che dovrà però chiudere un occhio di fronte a meccaniche vetuste e troppo ripetitive. Come già detto, resta comunque un titolo piacevole e divertente, ma che lascia un amaro in bocca per la mancata totale affinità col mondo della realtà virtuale, che prova a colmare offrendoci un contentino con meccaniche molto semplici e un pochino raffazzonate durante simil-bossfight che lasciano decisamente perplesso il giocatore.


Conclusioni

( Clicca su uno dei voti per leggerne la motivazione )
6.5 Grafica
6.0 Gameplay
6.0 Storia/Narrazione
7.5 Comparto Audio

Grafica

Graficamente il titolo lascia un pochino a desiderare, indossando le vesti grafiche che imparammo ad amare coi vecchi platform dell'era a 32 bit, ma migliorandole in alcuni aspetti.

gamepad

Gameplay

Il punto più dolente di tutto il gioco, come già detto, troppo legato alle vecchie meccaniche del genere e non sfrutta per nulla quelle offerte dalla realtà virtuale.

Storia/Narrazione

Una storia molto semplice, un pretesto per fare in modo che il nostro eroe concluda la sua avventura sconfiggendo il cattivo di turno.

Comparto Audio

Suoni di ottima qualità e una colonna sonora adeguata al titolo.

In conclusione Ven diverte e rilassa. Tuttavia il titolo copia e incolla le meccaniche del passato e preferisce restarne legato, piuttosto che proporre qualche novità. Una scelta poco condivisibile dal momento in cui viene proposto come realtà virtuale, la cui peculiarità dovrebbe essere quella di proporre meccaniche esclusive e non riproducibili nel mercato flat. Questo aspetto Ven lo sottovaluta quasi appieno, donandoci sì un'immersione visiva, ma tralasciando l'aspetto meramente interattivo fra il giocatore e l'ambiente di gioco.

6.5

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