Ancora una volta gli sviluppatori polacchi di Bloober Team ci presentano un titolo interessante, ispirato ai più vecchi survival horror che il mondo videoludico ci ha presentato ormai quasi 20 anni fa, omaggiando l’arte del loro artista connazionale Zdzisław Beksiński, assassinato nel 2005 dal figlio del suo maggiordomo con 19 coltellate. Beksiński fu un famoso autore di opere dal sapore fantasy/dark che hanno ispirato svariati progetti, fra cui, per l’appunto, The Medium.
La
protagonista è Marianne, una
ragazza con la capacità di
vedere e interagire con il mondo degli spiriti, parlare coi morti e modificare
gli avvenimenti nella realtà attraverso il compimento di azioni nel
mondo oscuro. The
Medium è un titolo che mi ha piacevolmente trasportato fra le
nostalgiche atmosfere survival horror di cui, sia Resident Evil che
Silent Hill, ci hanno fatto innamorare, ponendo un tassello importante
nella storia dei videogiochi.

Fin dai primi minuti di gioco possiamo apprezzare l’omaggio che Bloober Team fa a Resident Evil e Silent Hill, ponendoci di fronte ad un gameplay in terza persona gestito da una telecamera su cui non possiamo agire, vicina a quella fissa dei primi survival horror, ma controllata da una regia più moderna e soddisfacente rispetto al passato. Una misteriosa telefonata ci spingerà all’interno del Niwa, una vecchia e abbandonata struttura appartenente all’era comunista. Qui avrà inizio la nostra vera avventura, che scava nella realtà e sprofonda nell’aldilà, permettendoci di ricostruire avvenimenti misteriosi che ci guidano verso la verità.
Dei semplici puzzle fanno da fulcro al proseguo della storia, palesemente ispirati a quelli di Resident Evil: così estremamente semplici, da risultare superflui col passare del tempo. Gli oggetti necessari alla risoluzione di un rompicapo sono facilmente visibili nell’ambiente circostante, spesso basta raccogliere il cacciavite o la chiave di turno che si trova proprio di fianco alla porta da aprire o al contenitore da scassinare, lasciandoci piuttosto perplessi riguardo alla credibilità delle circostanze.

Ho apprezzato molto l’idea di riproporre gameplay, ambientazione e sistema narrativo propri del passato. Mi aspettavo però, che venissero riproposti in un contesto moderno dove ognuno di questi aspetti, sarebbe stato rivisto, modernizzato e arricchito, così da ravvivare l’interesse verso un genere ormai obsoleto, nonostante abbia lasciato un’importante testimonianza nel mondo dei videogiochi. Purtroppo questi aspetti il gioco non li presenta, risultando piatto sotto il punto di vista del gameplay, che viene sorretto da una buona narrazione la quale aiuta il giocatore a spingersi fino infondo, nonostante un gameplay poco stimolante.
Proprio
la storia risulta essere l’elemento cardine, raccontata attraverso
interazioni con l’ambiante che, grazie alla vista speciale, possiamo analizzare dando vita a
visioni che pezzo dopo pezzo, ci raccontano gli avvenimenti passati.

The Medium è un gioco esplorativo, dove non spareremo e non colpiremo con nessuna arma bianca alcun nemico. L’esplorazione è intervallata da poche e corte dinamiche stealth, dove accovacciandoci e trattenendo il respiro, potremo sfuggire alla creatura che intende ucciderci. In alcuni momenti del gioco, saremo poi costretti a fuggire dalla creatura, correndo lungo corridoi o ambienti aperti. Piccoli cambiamenti dinamici che interrompono l’atmosfera calma e inquietante ma che risultano essere timidi tentativi di proporre un gameplay vario.
Ciò che rende particolare la succitata esplorazione sono le fasi in cui ci si presenta un dualismo ambientale che mostra lo stesso ambiente osservato da due realtà diverse, in contemporanea. Lo schermo si divide e il nostro personaggio si muoverà simultaneamente nei due ambienti, che mostrano la stessa area sotto aspetti diversi: un luogo abbandonato e in rovina quello reale, e un mondo pseudo-onirico e beksińskiano quello dell’aldilà. Dovremo interagire con uno dei due ambienti in diverse occasioni: questo ci permetterà di proseguire l’avventura superando ostacoli altrimenti invalicabili. L’aspetto dualista dell’ambiente è senza dubbio ispirato a Silent Hill, che prevedeva lo svolgimento di alcune fasi di gioco in una o nell’altra realtà, col fine di risolvere enigmi che ci permettevano il proseguo della storia. In The Medium, questa peculiarità ci viene piacevolmente presentata in contemporanea.

Il comparto visivo è realizzato con dovizia di particolari e presenta un aspetto artistico di tutto rispetto. Sia l'ambiente boschivo che il Niwa colpiscono per la loro bellezza e realizzazione, il tocco artistico nel rappresentare l'aldilà è puro piacere per gli occhi, complice ovviamente, la mano di Beksiński.
Se sia i luoghi chiusi che quelli aperti risultano essere un piacere per gli occhi, aiutati per di più da un ottimo utilizzo del ray tracing, lo stesso non si può dire dei personaggi, che presentano movimenti poco convincenti e un aspetto lontano dalla cura degli ambienti.
Dopo l’ultima patch ho riscontrato pochi bug, ma, giocato con una RTX 2070 super in risoluzione FullHD e con il ray tracing attivo, si sono verificati diversi cali di frame rate piuttosto fastidiosi, anche se sporadici. Per quasi tutta la durata dell’avventura, in realtà, ho avuto il piacere di mantenere un frame rate stabile a 60 fotogrammi.
Il
comparto artistico è ulteriormente arricchito da un’ottima colonna
sonora, ben congeniata e curata da Arkadiusz
Reikowskie e Akira
Yamaoka, quest’ultimo
autore della colonna sonora dei celebri Silent Hill. I suoni sono ben realizzati e
nel complesso il sonoro accompagna perfettamente l’inquietante
aspetto dell’ambientazione, rendendo l'esperienza piacevole nonostante un gameplay statico e una longevità piuttosto scarsa (circa 10 ore).