Eccoci qua. Finalmente il momento tanto atteso è arrivato: The Last of us Part II ha visto finalmente la luce. Sono passati sette anni dall’uscita del primo episodio e dai titoli di coda che hanno concluso un'opera destinata a restare nei cuori dei giocatori e nella storia del videogioco moderno. Sembrava finito tutto lì, fin quando, tre anni fa, l'annuncio di un seguito diretto della storia di Ellie e Joel ha generato un hype tremendo, divenuto poi estenuante a causa del ripetuto rinvio e delle varie vicende che hanno visto questa produzione al centro di una bufera mediatica.
Il nostro obiettivo è quello di fare una recensione senza spoiler, senza soffermarci troppo sulla trama. Quello che ci interessa è andare effettivamente ed estrarre ciò che il titolo Naughty Dog vuole trasmettere. Le emozioni sono tante; l’attesa estenuante non ha fatto altro che creare aspettative molto alte. The Last of Us Parte II è qualcosa di particolare, non un semplice videogioco, ma un viaggio fatto di un potente mix di emozioni che tutte assieme, unite ad un’ambientazione ispirata, suoni e narrazione magistrali, hanno reso il titolo un vero capolavoro (non mi nascondo nell’espormi): il migliore di questa generazione. Il titolo di per sé non sarà perfetto, nulla lo è, ha dei piccoli difetti e non ha introdotto chissà quale grande novità, soprattutto nel gameplay, ma tutto quello che fa lo fa dannatamente bene, e questo lo rende degno top score, almeno per le nostre linee di giudizio. Andiamo a motivare il nostro voto con la recensione completa.
Signore e signori mettetevi comodi, Naughty Dog narra
Inizia la storia. Joel lucida la chitarra seduto di fronte a Tommy, suo fratello. Ad introdurre il videogiocatore alla nuova avventura ci sono proprio le parole di Joel che ricollegano i fatti narrati nell'ultimo capitolo del primo gioco, quando, raggiunto l'ospedale delle "luci", Joel ha dovuto compiere la difficile scelta e raccontare la menzogna ad Ellie. La ragazza, dice l'uomo, si sarebbe bevuta la storia.
Proprio nei panni di Joel, dopo un breve viaggio a cavallo, i due giungono nel loro accampamento di Jackson, dove la comunità guidata da Maria, moglie di Tommy, si è stabilita ed organizzata in un ambiente che sembra totalmente pacifico, lontano dal terribile mondo che ci aspetta. Joel va a trovare Ellie e gli dona la chiatarra lucidata con tanta cura, e le ricorda che manterrà la promessa fatta: insegnarle a suonare. Primo momento emozionante del titolo, che arricchisce l'atmosfera di poesia. Joel imbraccia la chitarra e, nelle parole di un'emozionante versione di Future Days dei Pearl Jam, riassume brevemente il forte legame che sente di avere con la ragazza, frutto degli eventi successi nel viaggio del primo capitolo.
Le vicende riprendono quattro anni dopo. Ellie è ormai grande e matura ed ha un suo posto all’interno della comunità: fa parte delle pattuglie di guardia. In queste prime sequenze nei panni di Ellie incontriamo volti familiari e altri nuovi, come Dina, la ragazza che si è già mostrata in video durante i diversi trailer prima del lancio. Le due, insieme, partiranno per un turno di pattuglia al di fuori delle mura. Anche Joel e Tommy sono di guardia in un posto differente. La presenza di infetti ultimamente è sempre più marcata.
Per un istante il gioco ci mette in una differente prospettiva, cosa inedita per la serie e che, sinceramente, non ci saremmo mai aspettati. Da subito la storia ci mette davanti a nuovi personaggi che impareremo a conoscere, protagonisti, a modo loro, di un piano più grande che coinvolge anche Ellie e Joel.
Ben presto le strade di questi personaggi si intrecciano, e questo incontro darà inizio a delle nuove dinamiche alle quali parteciperemo direttamente, da differenti punti di vista. La storia garantisce diversi colpi di scena. Tuttavia non sono gli avvenimenti su schermo a lasciare il giocatore a bocca aperta, ma i ricollegamenti che, capitolo dopo capitolo, fanno nascere una grande voglia di approfondire le vicende. Tutto porterà a una sola conclusione che, come potete immaginare, dividerà il popolo di videogiocatori in due.
Un gameplay rodato: ciò di cui avevamo bisogno
Se c’è una componente debole in questo titolo, sicuramente questa può essere il gameplay. Attenzione però, non voglio dire che questo sia fatto male, assolutamente, ma diciamo che ha portato poche innovazioni rispetto a quello che ci era stato proposto da Naughty Dog nel primo capitolo. Ma la domanda in fondo è, The Last of us Parte II aveva effettivamente bisogno di un gameplay profondamente innovato? La risposta è no, e ve la motivo semplicemente.
Stiamo parlando di un videogioco che fa della storia il suo punto di forza mentre il resto fa da contorno ad essa, e lasciatemelo dire: che contorno!
Il gameplay è eccellente e si è presentato in una versione migliorata rispetto al suo predecessore, con l'aggiunta di alcuni elementi che fanno sentire la differenza. Si è parlato molto, ad esempio, del salto. Questa era un'opzione quasi completamente assente nel primo capitolo, che si limitava solamente in un'animazione di interazione dettata da ben precise circostanze, scriptata, vincolante. Ora Ellie è in grado di eseguire un salto quasi in modo completamente libero, scalare pareti non eccessivamente alte e interagire con oggetti per salirci sopra o scavalcarli.
La schivata poi si è rivelata essenziale negli scontri, specialmente in quelli contro gli infetti. Anche questa funziona diversamente rispetto al primo titolo, dove la schivata era quasi sempre premiata in caso di scontro ravvicinato, e il giocatore aveva solamente bisogno di premere ripetutamente il tasto dedicato per allontanarsi dallo scontro ed evitare possibilmente un colpo fatale. Con Ellie il discorso è differente. La schivata ha un timing dettato dal colpo nemico, e sbagliare significa essere puniti. Ellie è fisicamente più slanciata e minuta di Joel, e questo significa più agile, veloce. Ritrovare questi cambiamenti nel gameplay si è rivelato azzeccato e accurato.
Nelle difficoltà più elevate, a partire proprio da quella "Normale", lo stealth è vitale, sia perchè la quantità di nemici spesso non permette un approccio differente, sia perchè ogni giocatore deve dedicare qualche secondo all'elaborazione di una strategia che gli consenta di non terminare troppo presto munizioni e scorte, decisamente poco facili da trovare in giro.
Difficile è bello
La mia prima run è stata completata nella difficoltà "difficile" e si è rivelata una scelta più che azzeccata: se sapete utilizzare un controller allora vi consiglio caldamente di scegliere questa modalità, perfettamente bilanciata, azzeccatissima per il contesto di gioco e le necessità varie che vi faranno immergere appieno in ogni sequenza. In questo modo, dovremo adattarci in base alle risorse che avremo a disposizione, le quali risulteranno ancora più rare. Ma è doveroso specificare che anche le altre difficoltà offrono al giocatore un'esperienza piuttosto completa.
Il fatto di avere a disposizione poche risorse va completamente a beneficio dell’esplorazione, che diventa quindi fondamentale nel completamento dei vari capitoli. Il lavoro di Naughty Dog, in tutta la spasmodica ricerca del dettaglio e del realismo, sia per quanto concerne il lato grafico che quello nel level design, renderà ogni ambiente ricco di fascino e piacevole. Inoltre, solo curiosando riusciremo a portare a termine un puzzle, un enigma, trovare oggetti utili, nuovo equipaggiamento e miglioramenti oltre alle varie risorse: ogni componente trovato ci renderà felici, perché ne avremo maledettamente bisogno. In questo modo mi sono ritrovato a vivere l'esperienza in modo incredibilmente coinvolgente.
Nello scontro il giocatore si trova sempre, o quasi, di fronte alla libera scelta di approccio, avendo anche la facoltà di passare dallo stealth all'azione aggressiva con una naturalezza che si prova raramente in giochi del genere. Il nemico non è più un fantoccio su un binario, ma è guidato da una I.A. ben fatta, capace di adeguarsi alla situazione, che non dimentica facilmente un rumore sospetto o la vista di un ombra per tornare sui propri passi come niente fosse. Sarà difficile quindi affrontare i nemici umani direttamente, faccia a faccia, dato che in pochi secondi potremmo ritrovarci in game over.
Il gioco fornisce una dedicata meccanica di avanzamento che fornisce "abilità" nuove, o meglio potenziamenti, sia per quanto riguarda le armi, sia per il personaggio. In entrambi i casi sarà necessario esplorare e trovare componenti per armi e "integratori" che garantiranno al giocatore nuove perk e armi più affidabili. Interagendo con i banchi da lavoro che scopriremo lungo il viaggio, possiamo modificare il nostro equipaggiamento integrando mirini, caricatori estesi e quant'altro, mentre dal menù giocatore possiamo spendere gli integratori per ottenere una resistenza maggiore al corpo a corpo, piuttosto che miglior capacità di ascolto (R1) e altre capacità.
L’impostazione pura del gameplay è rimasta sostanzialmente identica a quella del primo capitolo. L'inventario di gioco è accessibile mettendo giù dalla spalla lo zaino e da questo possiamo craftare differenti oggetti utili in caso di scontro e sopravvivanza, come kit medici piuttosto che esplosivi ad innesco. Come The Last of Us ci ha abituato, poi, sarà possibile accedere ad un menù rapido, successivamente estendibile, semplicemente attraverso la pressione delle frecce direzionali.
Tra le voci del menù abilità sono presenti anche i collezionabili, le voci del diario e i manufatti che in ogni zona esplorata ci raccontano piccole storie e nascondono spesso soluzioni ad enigmi o posizioni strategiche dove rifornire il proprio inventario.
The Last of Us Parte II propone anche l'immancabile modalità foto: le impostazioni sono le classiche, dall’effetto sfocatura ai vari filtri, fino all’introduzione dei vari tipi di logo all’interno dello scatto.