Premessa
Sì, questa recensione arriva decisamente in ritardo. Tuttavia, abbiamo ritenuto che fosse comunque importante pubblicare la nostra analisi dato che il seguito diretto di questa avventura, Jedi: Survivor, è appena uscito sul mercato e ha catalizzato l'attenzione dei videogiocatori. Inoltre, vogliamo garantire ai nostri lettori una visione completa di quella che, con tutta probabilità, sarà almeno una trilogia, e avere la recensione di Fallen Order su gametales.it ci permetterà di completare il quadro in vista di un giudizio generale sul lavoro svolto da Respawn Entertainment a partire dal 2019. Prima di iniziare, è importante precisare che ho giocato questo titolo al momento dell'uscita, ormai circa quattro anni fa, e ho ripreso il gioco recentemente per prepararmi a questa recensione e per avere memoria fresca prima di continuare la storia di Cal. Ad aiutarmi nella stesura del giudizio ci sono inoltre i vecchi appunti di una recensione mai pubblicata.
Inoltre è bene sottolineare che l'esperienza del primo capitolo è stata migliorata da un importante aggiornamento rilasciato alcuni mesi dopo il lancio del gioco. Terrò conto di questo nel fornire un giudizio quanto più coerente possibile con quello che il gioco rappresenta oggi.
Quella di Respawn Entertainment è un'operazione non da poco, che agli occhi di alcuni è quella di risollevare le sorti di una saga che ha perso la via, che non ha più il sapore di originale, o quanto meno un evento cinematografico tanto importante quanto lo era in passato. Star Wars è stata la rivoluzione del cinema, che ha ridefinito il modo di intrattenere il pubblico nelle grandi sale. Con il tempo - e con Disney - questa atmosfera si è persa, e il franchise ha incominciato a costellarsi di opere minori e spesso mediocri che hanno dissipato la magia. Ma il potenziale no, quello c'è sempre stato, e sono stati in pochi a saper cogliere l'opportunità di sfruttare i diritti di questo universo per portare al pubblico qualcosa che valesse veramente la pena vedere, leggere o giocare.
Il dubbio su come potesse uscire questo gioco mi ha assalito sin dall'annuncio. Mi sono sempre ritenuto un fan dei prodotto di Respawn, che considero uno dei pochi team a riuscire a colpire nel segno con ogni uscita - certo, eccezion fatta per quella triste e deludente parentesi VR che sembra (per fortuna) essersi chiusa immediatamente. Quel dubbio di cui prima, derivava dal fatto che il videogioco di Star Wars sarebbe stato il primo a rompere con l'eredità FPS dello sviluppatore, che si stava lanciando in un terreno inesplorato utilizzando una IP che avevo bisogno di tornare ad apprezzare. Per nostra fortuna la qualità è alta, e il potenziale di questa nuova saga si percepisce già dalle prime ore in compagnia con Fallen Order.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana....
Jedi: Fallen Order si colloca cronologicamente tra gli eventi narrati tra il terzo e il quarto capitolo della saga principale (quella cinematografica), quando l'Impero diventa la faccia oscura della forza e l'ordine degli Jedi viene distrutto per ordine di Palpatine. Gli Jedi, esseri sensibili alla forza di ogni specie della galassia, sono addestrati fin da piccoli a preservare l'equilibrio tra luce e oscurità. Tuttavia, dato che il lato oscuro mira a prevalere e a dominare su tutta la galassia, gli Jedi rappresentavano l'unica vera minaccia.
Il gioco ha come protagonista Cal Kestis, uno dei pochi sopravvissuti al tradimento dell'imperatore alla Repubblica. Cal, ancora un bambino, riesce a fuggire e a nascondersi dall'inquisizione dell'impero, fin quando un evento lo costringe ad affrontare il suo passato e a imbarcarsi in una nuova avventura. La sua missione sarà quella di riaccendere la speranza del ritorno dell'Ordine degli Jedi, e ad affiancarlo ci saranno nuovi personaggi e alcuni volti noti a chi ha seguito le principali opere che orbitano attorno a Guerre Stellari.
Jedi: Fallen Order è un action-adventure con elementi metroidvania, che si basa sulla filosofia di design dei souls-like evoluto poi in titoli come Sekiro e affini. La narrazione è il filo conduttore che lega brillantemente ogni passo di Kestis fino ai titoli di coda, anche se a volte cambia di ritmo e intensità. L'incipit è coinvolgente e incalzante, ma dopo un paio d'ore il gioco rallenta per permetterci di apprendere meccaniche e far pratica con i combattimenti, lasciando che la narrazione passi per cutscene meno coinvolgenti e più discorsive. La buona notizia è che questo rallentamento non dura per tutto il gioco e, a circa tre quarti della trama, l'azione diventa più lineare e il resto dell'esperienza può essere goduto in un sol boccone. Al giocatore, però, viene sempre concessa la possibilità di tornare sulle destinazioni precedenti per esplorare e prendersi una pausa dalla storia.

La narrazione è impreziosita da una scrittura dei personaggi credibile e dettagliata, oltre che da un'interpretazione degli stessi molto convincente. I legami che si creano sono costruiti lungo il viaggio, attraverso sentimenti comuni, sventure e rivelazioni - uno dei punti più deboli di Rogue One, ad esempio, in cui bastano cinque minuti per far sembrare che quei tizi fossero da sempre una famiglia. Inoltre sia personaggi che avvenimenti non sentono il bisogno di citare o far necessariamente riferimento alle opere originali per trovare il proprio senso, e grazie a Dio non ci sono i soliti legami di parentela che riducono l'intera galassia nel retaggio di una o due famiglie (eh, banali episodi 7,8 e 9?). Respawn ha saputo, di fatto, prendere l'eredità di un universo vastissimo e ampliarlo a modo suo, creando un arco narrativo che funziona perfettamente anche se preso singolarmente.
ptishhhww... swoom swoom...
Ma i veri protagonisti di questo videogioco sono il gameplay e la sua struttura. Come ho detto poco più su, questa non nasconde la chiara ispirazione a Sekiro della From, ma si riferisce a un pubblico più ampio, che non ha tempo di prestare troppa attenzione a meccaniche articolate, perché sta finalmente giocando di nuovo con la spada laser. E il gioco dà loro esattamente quello che cercano, riuscendo a conquistare sia il giocatore più affezionato a quell'immaginario, sia i giocatori che ricercano un'esperienza più completa, ormai quasi impossibile da trovare in un puro action-hack n' slash - e questo Respawn lo aveva intuito brillantemente.

Bisognerà dunque che vi armiate della saggezza di uno Jedi, e che affrontiate il combattimento con la pazienza necessaria che vi permetta di colpire quanto più duramente possibile nel momento esatto in cui il nemico è più vulnerabile. Il gioco è di fatto più punitivo di altri, specialmente alle difficoltà più elevate in cui troverete un importante sfida ai vostri riflessi e abilità. Ma una volta comprese le meccaniche alla base del combat system, i tempi di azione e le vulnerabilità dei vostri nemici, Jedi: Fallen Order inizierà a regalare soddisfazioni.
Non sarete dunque lì, fermi con il pollice sospeso su un solo pulsante in attesa di premere quello e quello soltanto per tutto il tempo, ma dovrete "danzare" tra attacchi, schivate, blocchi e parate perfette per superare ogni incontro. Il design del combat system disegna una morbida curva di apprendimento, un percorso che ogni giocatore dovrà affrontare necessariamente, da cui assorbirà automaticamente tutte le informazioni che, anche dopo ripetuti game over, lo porteranno a dare il colpo di grazia su ogni tipologia di nemico presente in gioco.
Accumulando esperienza sarà possibile sbloccare punti abilità spendibili per potenziare le capacità di Cal nella gestione della forza e nell'abilità con l'arma dello Jedi. Nonostante il potenziamento faccia comodo, il level-up non è estremamente importante: certo, farà comodo avere una dose in più di cura o la possibilità di respingere più colpi di blaster in una volta, ma le migliorie non faranno la differenza come tra il giorno e la notte. Probabilmente questa scelta di rendere il leveling un aspetto quasi secondario deriva dal fatto che il sistema non garantisce una certa linearità nel modo in cui si accumula esperienza, e i giocatori meno abili potrebbero ritrovarsi con meno punti abilità da spendere visto che a ogni morte sarà necessario recuperare l'esperienza perduta prima di morire nuovamente e sprecare gli exp accumulati. Tutto sommato questo sistema funziona: non è gratificante ma neanche frustrante.

Eccellente è la struttura delle mappe, che somministra sapientemente i contenuti pur se racchiusi nelle stesse scene. Bisognerà infatti diventare più potenti e sbloccare determinate abilità per avere accesso a zone altrimenti inaccessibili, che nascondono nuove scorciatoie, casse con ricompense o nuovi nemici. Il level design ci lascia dunque liberi di esplorare, dandoci quasi l'impressione di concederci la stessa libertà di un mondo aperto e la stessa linearità dei giochi adventure a corridoi. In un certo senso il giocatore si sentirà libero di andare fino alla fine senza soffermarsi troppo, passando solo per i percorsi che portano direttamente alla prossima cutscene, oppure lasciarsi trascinare dal desiderio di curiosare in giro e arricchirsi delle varie ricompense collezionabili.
Le destinazioni principali sono solamente tre, alcune più ampie che necessitano un esplorazione più profonda. Ma la storia ci porterà anche in altri ambienti sulla quale non trascorreremo in totale più di un paio di ore. A bordo della Mantis viaggeremo dunque avanti e indietro rimbalzando da un pianeta all'altro, progredendo gradualmente nella storia aprendoci nuove regioni delle mappe, e riportandoci sui nostri passi, e magari approfittare di una nuova abilità per aprirci un nuovo passaggio.

Visivamente il gioco è soddisfacente, ma mostra alcuni limiti che agli occhi di alcuni risulteranno decisamente fastidiosi. In generale la pulizia dell'immagine è di basso livello, con un fastidioso effetto granuloso che si percepisce eccessivamente durante il movimento della telecamera. Si segnalano anche pop-in, stuttering e cali di frame-rate anche su hardware più prestanti degli standard dettati dalla generazione di console di riferimento. Ma nonostante qualche effetto fuori posto e una resa visiva che non rende giustizia alla qualità generale della produzione, Jedi Fallen Order può vantare una cura al dettaglio degli ambienti, dei personaggi e delle animazioni che fanno il vanto di un motore grafico che si avviava ai suoi ultimi anni di supporto.

In merito alle animazioni va' aggiunto che spesso paiono riciclate nelle movenze e interazioni con ambiente e nemici, ma la critica più dura la indirizziamo a una gestione della transizione tra l'una e l'altra praticamente inesistente. Nonostante questo aiuti il gameplay e la responsività delle azioni di Cal al volere del giocatore, è impossibile non percepire la legnosità e la scattosità con cui il personaggio interrompe bruscamente una movenza per iniziarne un'altra.