Spellbreak artwork main cover

27 settembre 2020

Spellbreak: la Recensione del Battle Royale tra maghi

Da quando il fenomeno dei Battle Royale ha iniziato a spopolare fino a conquistare l’era videoludica più recente ne abbiamo viste di tutti i colori, di cotte e di crude. Abbiamo combattuto con pentole sulla testa a farci da elmo e con padelle in mano per colpire e deviare pallottole; abbiamo costruito muri e torri altissime per guadagnare vantaggio sui nostri avversari; abbiamo corso in gas tossici, tempeste elettriche, cerchi di fuoco e zone proibite. Ma una cosa che non avevamo ancora mai fatto fino ad oggi è stato vestire i panni di un mago. E’ questo concept, semplice ed efficace, che contraddistingue di netto il gioco che vi recensiamo oggi: Spellbreak.

Come avrete capito da questa piccola introduzione, Spellbreak è un Battle Royale dai forti connotati fantasy che lancia il giocatore in una vasta mappa tra rovine di roccaforti e piccoli villaggi per affrontare e, nel migliore dei casi avere la meglio, su una quarantina di altri contendenti al titolo. Il piccolo sviluppatore, Proletariat, ha dato alla luce in passato ad un paio di titoli che però non sembrano aver lasciato alcun segno. Con Spellbreak la storia potrebbe cambiare dato che il titolo ha avuto addosso i riflettori per un tempo sufficiente durante le prime build giocabili.

 

La prima cosa che mi ha affascinato di questo gioco è la contorta complessità di alcune meccaniche che però vengono cucite talmente tanto bene nel gameplay da risultare a tutti gli effetti facili, intuibili ed immediate. Questa sembra essere un po’ la filosofia che si nasconde dietro ogni comparto di questa produzione dato che viene dato tantissimo spazio al gioco e poco a tutto ciò che lo circonda come lore, caratterizzazione dei personaggi e quant’altro. L’impressione è che Spellbreak non vuole essere uno di quei titoli in cui devi impegnarti costantemente, lasciare anima e corpo su mouse e tastiera, ma riesce a dar vita a sessioni di gioco spensierate trasformandosi in un piacevole passatempo adatto a quasi tutti i videogiocatori. 


Al primo lancio del gioco il giocatore viene accolto da un breve e basilare tutorial delle meccaniche. Tutti concetti, ovviamente, che è necessario da conoscere prima di lanciarsi allo scontro. Ed è proprio qui che apprendiamo la fonte del nostro potere: i Gauntlet (guanti) e le rune. Prima di buttarci a capofitto nella prima partita ci verrà inoltre chiesto di completare una minima personalizzazione, ma nulla di particolarmente importante dato che quel menù sarà accessibile in qualsiasi momento. 

Spellbreak menù classi

Come funziona il gioco? Premendo il tasto “Gioca” ci verrà chiesto di scegliere una classe primaria per la partita che sta per cominciare tra sei disponibili, ciascuna in riferimento ad un elemento. Le classi si distinguono in Geomante (terra/roccia), Alchimista (veleno), Piromante (fuoco), Folgore (fulmine), Sangue Freddo (ghiaccio) e Cavalcavento (aria/vento). Alla scelta di una di queste classi verrà automaticamente attribuito un guanto magico al nostro mago, da cui potrà trarre vantaggio nella primissima fase della partita. Questo guanto magico primario non potrà essere sostituito durante un match, ma potrà essere potenziato trovando lo stesso guanto di rarità maggiore, oppure sopravvivendo alle varie fasi di gioco, ovvero le restrizioni. Se nel primo caso aumenta solamente l’efficacia del guanto, nel secondo si acquisiscono livelli abilità in grado di mutare la tipologia del colpo. Se questa scelta comporta solamente un adeguamento stilistico, la storia si fa diversa quando parliamo dei talenti. Grazie ai talenti ciascun mago potrà costruirsi la sua personalissima build da combattimento, dato che queste statistiche incidono su resistenza, forza, efficacia degli oggetti e quantità di mana. I talenti appartengono a tre principali classi: Mente, Corpo e Spirito. Dalla combinazione di queste perk, che vengono sbloccate man mano che il livello del nostro mago aumenta, si potrà dunque tirar fuori la perfetta combinazione per il nostro stile di gioco e a quanto pare è una caratteristica che fa la differenza in partita.


Ciascun guanto mette a nostra disposizione un attacco primario e uno secondario, ma forse è meglio definirli “leggero e pesante”, che infliggono un danno sufficientemente bilanciato. Il trucco per avere la meglio in battaglia però non è quello di colpire il nostro avversario più volte, ma di infliggere un danno da combo elementale che possa azzerare quanto più velocemente i suoi hp. E’ proprio in questa meccanica che risiede il cuore del gameplay negli scontri di Spellbreak. Sia a vedere una combo che ad eseguirla, la mia mente è stata riportata ad Anthem, il quale adotta una meccanica simile, veramente facile da intuire e divertente da combinare. In Spellbreak la cosa però è sensibilmente differente dato che le combinazioni sono più numerose e decisamente più creative. Il mio mago può indossare un guanto da Piromante e uno da Cavalcavento e formare un uragano di fuoco, oppure combinare il fuoco con il veleno e sorprendere il nemico in un cerchio di fiamme chimiche, o meglio ancora combinare la nube tossica con del ghiaccio per intrappolare l’avversario all’interno. Questa meccanica, poi, si arricchisce maggiormente se si combinano i proprio poteri con quelli del party di gioco, il quale garantisce fino ad un numero massimo di tre giocatori per team. 

 

  • Spellbreak artwork tempest
  • Spellbreak firestorm

Ogni team potrà scegliere in quale anello droppare all’inizio di ogni match. I punti di spawn dal quale precipitarsi sono generati randomicamente e spesso su punti strategici in cui trovare facilmente equipaggiamento. La prima fase però non è sempre tranquilla dato che un punto non è esclusivo di una squadra, ma più team potranno optare per la nostra medesima scelta e contendersi con noi la prima zona di loot. La caduta libera non permette ai giocatori di allontanarsi troppo dal punto di partenza poichè non è possibile planare o rallentare la caduta tanto da poter costruire una buona strategia sul momento. In questo modo è più difficile isolarsi dalla possibilità di un primo scontro nei primi minuti di gioco. Alcune parti della mappa, infatti, restano automaticamente escluse dalla prima fase, ma, nonostante questo, possono essere raggiunte in un secondo momento in base alle necessità o alla strategia dei giocatori. 

Spellbreak mappa di gioco

Ciò che troviamo una volta messo i piedi a terra potrà fare la differenza e, al contrario di molti altri Battle Royale lì fuori, il gioco ci fornisce alcune informazioni in merito alla qualità e alla quantità del loot che possiamo trovare in ciascuna zona. Ben visibili sulla mappa ci sono villaggi e rovine dove è più facile trovare abbondanti quantità tra rifornimenti, come pozioni e scudi, e casse da aprire, ma anche la posizione di almeno una mezza dozzina di Manaforzieri, delle bolle di magia che vanno attivate e che generano loot di rarità elevata dopo circa 20 secondi. Inutile dire che queste ultime fanno gola a decine di giocatori dato che conquistarle significa avere un grande vantaggio nella prima fase. La varietà degli oggetti di gioco è più che soddisfacente e ciascuna runa o statistica che riusciamo ad inserire nella nostra build resta in ogni caso coerente e bilanciata con il resto del gioco. 

 

  • Spellbreak maestrie oro
  • Spellbreak maestrie overview

Il vero problema di questo gioco a mio parere è il sistema di progressione, decisamente incapace di invogliare il giocatore a farsi un'abbondante scorpacciata di partite e di ricompensarlo a dovere. Ogni singola classe tra quelle selezionabili all’inizio della partita ha un suo sistema di progressione dedicato composto da venti livelli ciascuno. Il quantitativo necessario di esperienza, che viene automaticamente tradotto in ore di gioco, per salire da un livello all’altro è ingiustificatamente elevato. Oltre a questi, poi, è presente anche un sistema di progressione strettamente legato al mago, che dunque non dipende da una singola classe. Se salire di livello con un elemento significa guadagnare moneta spendibile in cosmetici ed elementi cosmetici stessi, quello generale fornisce solo ed esclusivamente oro, salvo alcuni titoli da affiancare al proprio gamertag. Ci sono dunque 100 livelli mago da sbloccare più altri 180 livelli derivati dalla somma di ogni specializzazione di classe. Questa scelta avrebbe potuto essere una valida alternativa al canonico battle pass, ma con una così scarsa varietà di ricompense il tentativo di far sentire i giocatori appagati viene meno quasi del tutto.

Dal menù principale è tutt’oggi ancora assente la sezione dedicata ai quelli che vengono chiamati “Capitoli”, probabilmente la versione spellbreakiana di “Stagioni”, che potrebbero rimescolare le carte in tavola e dare una risposta concreta a questa criticità.

L'offerta di intrattenimento di Spellbreak, inoltre, è già impreziosita dal supporto (da noi sempre ben accolto) del cross-platform play, che permette ai possessori di diverse piattarorme di giocare assieme. 

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Ci è piaciuto

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    Concept & core gameplay
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    Stile grafico pulito e piacevole
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Non ci è piaciuto

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    Sistema di progressione non appagante
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    Quantità di contenuti

Conclusioni

( Clicca su uno dei voti per leggerne la motivazione )
8.0 Gameplay
7.0 Grafica
6.0 Comparto Audio
7.0 Multiplayer
gamepad

Gameplay

Il gameplay di Spellbreak vi fa sentire un vero mago. Ho apprezzato le meccaniche di combattimento, di spostamento e la costruzione dinamica delle build. Vestire i panni di un breaker fa sentire il giocatore come un supereroe, capace di volare, saltare altissimo, teletrasportarsi e lanciare palle di fuoco dalle mani (e non solo). Nonostante sia solo il primo “esperimento” di un Battle Royale fantasy da questi particolari connotati stilistici, Spellbreak risulta essere un prodotto solido ed estremamente originale.

Grafica

Lo stile artistico di questo titolo è caratterizzato da una grafica in cel shading decisamente pulita ed efficace. Per quanto possa essere allettante immaginare un titolo del genere con uno stile grafico più classico e realistico, ci basta pensare all’efficacia di una tale scelta sul comparto tecnico. Il gioco è frenetico e caotico e resta godibile proprio grazie alla pulizia della rappresentazione degli oggetti e degli effetti su schermo. In qualche modo avremmo gradito un livello di complessità maggiore, ma il risultato non può far altro che lasciarci soddisfatti.

Comparto Audio

Difficilmente una piccola produzione come questa riesce a metter su un comparto audio memorabile, ma Spellbreaker ci arriva molto vicino. La colonna sonora è originale, composta da sonorità fantasy e medievali che ci accompagnano sia nei menù, sia nella primissima fase del gioco. Per quanto riguarda i rumori ambientali il team ha adottato la massima semplicità. Le varie zone della mappa mancano di un'efficace caratterizzazione sotto questo aspetto, ma durante i combattimenti il comparto audio è efficace e continua a dare quella sensazione di “pulizia” che caratterizza l’intera produzione.

Multiplayer

E’ alle fondamenta di tutta l’esperienza. La modalità di gioco ormai la conosciamo bene e il gameplay di Spellbreak si presta bene allo scopo, sia in solitaria che in multigiocatore. Al momento si può scendere in battaglia in solo, duo e squad (tre giocatori) e non sono previste altre modalità differenti dalla Battle Royale. Scendere in battaglia al fianco di uno o due compagni impreziosisce, a mio parere, l’esperienza del gameplay, dato che è possibile sfruttare build e poteri degli altri giocatori per combinazioni più efficaci e a combattimenti più spettacolari.

Di Battle Royale free-to-play ce ne sono tanti, ma Spellbreak trova decisamente il suo posto tra i più interessanti ed originali. Il titolo si fa giocare senza alcun problema grazie a meccaniche di combattimento divertenti e coinvolgenti ma, soprattutto, semplici ed immediate. Il gioco si presta bene a lunghe e ripetute sessioni ma rischia di fare da ostacolo a sé stesso a causa di un sistema di progressione per niente attraente. Il giocatore non si sente ricompensato scalando i numerosi e lunghissimi livelli e il rischio di abbandono resta dietro l’angolo. Il rischio è quello che Spellbreak diventi il giochino da provare per un paio di giorni, per poi abbandonarlo in un angoletto dell’hard disk ad impolverare, e che lasci solamente il piacevole ricordo di “quella volta che hai combattuto in un'arena contro altri super maghi”.

7.0

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