Dopo tre anni dall’uscita del secondo capitolo, disponibile in esclusiva temporale per Xbox One, e un anno dopo per Playstation 4 e PC, Lara Croft torna in un’avventura tutta da vivere, chiudendo una trilogia mozzafiato ma con qualche pecca che non ci aspettavamo da un titolo mastodontico come questo. Scopriamo il tutto nella nostra recensione.
Dal Perù, passando per il Messico, Lara è sempre più vicina all’obiettivo che la “ossessiona” da ben tre capitoli: scovare ogni cellula della Trinità e vendicare la morte del padre.
Al centro di questo capitolo troviamo una Croft matura e determinata, disposta ad affrontare ogni ostacolo sul suo cammino alla ricerca della verità: il desiderio di vendetta e la voglia di smascherare chi è a capo della Trinità acceca la protagonista, facendo emergere il lato aggressivo e violento del suo carattere.
Tutto è cominciato in Messico, dove Lara e Jonah, così come la Trinità, sono sulle tracce di un antico artefatto. Riusciti ad anticipare il nemico, i due si ritrovano vittime di catastrofiche circostanze, dando così inizio ad una nuova sfida tra bene e male. Da qui una serie di eventi ci catapulterà in Perù, dove si aprirà ufficialmente l’avventura.
Miss Croft!
Il primo impatto con Shadow of the Tomb Raider è più che eccezionale sia a livello grafico che di giocabilità.
Il gameplay segue le orme dei predecessori ma con delle nette migliorie, tra novità e perfezionamenti.
Sin dall’inizio capiamo che l’approccio stealth fa da padrone: Lara potrà sfruttare l’ambiente per trarne vantaggio, mimetizzandosi, cospargendosi di fango o nascondendosi nella folta vegetazione, in modo da passare inosservata attraverso la giungla e i vari luoghi strategici.
Ancora una volta potremo avvalerci dell’occhio di falco che rivelerà obiettivi e prede nelle vicinanze, in modo tale da intuire al volo come affrontare una minaccia o come eluderla. Ogni azione, luogo ed oggetto scoperti ci daranno punti esperienza che potremo spendere per acquisire nuove abilità e perfezionarne altre.
Identica ai precedenti capitoli sarà la funzione dei campi base che, situati in tutta la mappa di gioco, ci permetteranno di ascoltare le riflessioni di Lara sulle vicende appena accadute, navigare nel menù abilità e migliorare il nostro equipaggiamento.
L’albero abilità si suddivide in tre macro categorie: Esploratrice, Guerriera e Saccheggiatrice che non godono però di una struttura sufficientemente intuitiva, risultando eccessivamente confusionaria e dispersiva.
Si avrà la possibilità di potenziare le armi utilizzando il materiale trovato lungo il nostro cammino, dando dei benefici al giocatore durante gli scontri a fuoco o nell’esplorazione.
La mappa risulta vasta e piena zeppa di collezionabili affiancati dalle immancabili tombe esplorabili con i loro enigmi. Quest’ultime sono ben caratterizzate e dal forte impatto visivo; composte da tranelli, enigmi e scorci di storia che non distolgono mai l’attenzione del giocatore, premiandolo, al termine della sfida, con punti abilità.
Lo shooting system ha alti e bassi, alle volte fastidioso a causa di una “mira ballerina” e poco realistica facendomi così preferire, nella maggior parte dei casi, l’approccio stealth. Immancabile, poi, la nostra amica piccozza che ci permetterà di superare ostacoli altrimenti insormontabili, oltre ad essere una fidata compagna nel corpo a corpo. L’intelligenza artificiale risulta ben reattiva e, alle volte, riesce a mettere in difficoltà il giocatore, costringendolo a ponderare ogni azione per limitarne le conseguenze negative. Una volta approdati al primo villaggio, si ha la possibilità di comprare armi ed oggetti dai Mercanti o effettuare missioni secondarie che, purtroppo, risultano molto ripetitive e poco appaganti, se non per scoprire nuove aree nel mondo di gioco.
La durata della main quest, sfortunatamente, è inferiore a quelle già affrontate, con una narrazione lineare e poco entusiasmante, a tratti quasi scontata, riprendendosi solamente nelle battute finali.
Il tutto da Cineteca
Sin dal primo minuto, Shadow of the Tomb Raider risulta stilisticamente ed artisticamente uno dei migliori titoli attualmente sul mercato. La cura messa nella realizzazione dei personaggi e degli ambienti è incredibile. Le gocce d’acqua, di sudore, fango e sangue risplendono sul corpo della nostra eroina caratterizzandola in ogni minimo contesto. Il setting è suggestivo e gode di una riproduzione spettacolare. Le tombe, i templi e i monumenti, grazie ai giochi di luce, sono decorati alla perfezione con crepe e piante intrecciate tra loro che sfiorano il fotorealismo.
La regia di gioco è di ottima fattura, così come la gestione della telecamera durante il gameplay. Ho apprezzato, ad esempio, le continue, ma evidentemente necessarie, sequenze che ci introducono ad una nuova area di gioco, quando Lara dovrà sgusciare in spazi angusti e corridoi claustrofobici accompagnata da una visuale che si adegua alla perfezione al momento, trasmettendo così al giocatore le sensazioni provate dalla protagonista in quei brevissimi istanti.
Infine, la colonna sonora e il doppiaggio sono davvero magistrali. Le musiche completano la narrazione alla perfezione, incalzando nei momenti intensi e arricchendo gli intermezzi tra questi. È, comunque, proprio nelle fasi finali di gioco che il comparto musicale si mostra nella sua veste migliore, toccando momenti di epicità.
Tecnica incredibile
Il gioco è stato provato su Playstation 4 Pro con monitor Asus 2K. Il risultato è stupefacente e visivamente eccezionale. Gli sviluppatori hanno dato la possibilità di scegliere, sulle due console premium di Sony e Microsoft, tra le due consuete modalità di riproduzione, privilegiando le prestazioni o la resa grafica. Noi abbiamo optato per la prima scelta con risultati più che soddisfacenti. Infatti, il gioco gira 1080p e 60fps più che stabili anche nelle situazioni più critiche e in quelle con maggiore profondità e dettaglio, offrendo al videogiocatore un’esperienza incredibile.