L'effetto nostalgia fa tanto in questo settore e ogni volta che viene riproposto un remake, una remastered, una ripubblicazione con anche la più piccola e insignificante miglioria, o persino la semplice aggiunta del supporto alla retrocompatibilità sui nuovi sistemi di gioco, i giocatori dell'esperienza originale difficilmente non cedono alla tentazione di reimmergersi in quei ricordi. Mi è capitato con gli Spyro, con Crash, con la Master Chief Collection e, a breve, ci cascherò ancora con Mass Effect Legendary Edition. Ma per quanto riguarda Destroy All Human! la storia è diversa, almeno per quanto mi riguarda. A scrivere questa recensione è qualcuno che per qualche motivo si è perso il gioco uscito 15 anni fa, e ha dunque l'obiettivo di farvi capire se il titolo, proposto oggi, nel 2021, dopo che l'evoluzione del prodotto videoludico ha stravolto quasi completamente ciò che un videogiocatore aveva tra le mani nel 2005, sia valido e meritevole del vostro tempo, che abbiate giocato l'opera originale o meno.
Quello che ci troviamo avanti è un prodotto completamente rivisto dal punto di vista grafico, che però non perde lo stile che lo ha caratterizzato e che molti di voi ricordano. L'aspetto generale è stato dunque rimasterizzato e in parte rimodellato: i personaggi non hanno perso il loro aspetto cartoonesco e goffo, così come lo sono anche le animazioni. La caratterizzazione della popolazione è volutamente "sempliciotta", d'altronde gli umani sono una razza inferiore, perchè non accentuare la cosa e magari esasperarla. I nostri più pericolosi nemici sono gli agenti della Majestic, sicuramente più svegli degli altri, ma allo stesso tempo stereotipati, e la loro figura richiama volutamente quella dei Men in Black o servizi segreti anti-alieno. Il nostro bellicoso extraterrestre ha le fattezze dell'alieno tipo della cultura cinematografica anni '80: testa grossa, fronte spaziosa, collo lungo, pelle dall'aspetto viscido e viso più simile a un teschio che a una faccia ma, cosa molto importante, grigio e non verde!
Oh no! Che schifo! Umani...
Chi di voi ha giocato la prima versione di questo gioco sa perfettamente cosa aspettarsi: Cripto-137 è una sorta di Messia extraterrestre che ha l'obiettivo di liberare il pianeta Terra dal suo problema, la sua malattia, la sua piaga: gli umani. Ma il soldato scelto dell'Impero Furon, nonostante abbia tutta l'intenzione di non perdere tempo e usare il pugno duro, sarà dissuaso dalla mente dell'operazione ad utilizzare mezzi più ortodossi per smontare i governi del mondo. Insomma "gli alieni sono tra noi", "si travestono da esseri umani", "ci ascoltano" ecc, ecc. E quale ambientazione migliore per una storia del genere se non quella dell'America paranoica degli anni '50?

La semplicità era tutto
Il cuore dell'esperienza del gioco sta nello sbloccare nuove zone degli Stati Uniti, atterrare con il nostro disco volante, creare il panico magari mietendo qualche anima o rapendo bovini, e una volta esauriti i nostri interessi per quella zona, distruggere tutto prima di volar via. Le missioni principali vanno dall'infiltrazione nelle comunità umane utilizzando varie abilità, come ad esempio il travestimento olografico che inganna la vista delle persone e che semplifica non poco la meccanica stealth. In questo modo è possibile continuare a perseguire gli obiettivi senza rallentare eccessivamente il ritmo di gioco.
Cripto-137 dispone anche di altre utili abilità che lo rendono di gran lunga superiore rispetto alla flebile resistenza degli umani, e la cosa ci fa sentire subito potenti, come uno stivale sulla testa di centinaia di insetti. Possiamo contare in qualsiasi momento sul jetpack per raggiungere alture o muoverci velocemente su un overboard, per sgusciare tra un vicolo e l'altro agilmente, o su un'arma in grado di folgorare, sparare pallettoni laser e lanciare sonde anali. Per quanto riguarda i poteri, si possono annoverare la capacità di leggere nel pensiero e corrompere le menti deboli, telecinesi e la capacità di strappare via i cervelli, ottima fonte di cura. Tutte queste abilità sono potenziabili durante l'intervallo tra una missione e l'altra. Allo stesso modo è anche potenziabile il nostro disco volante, che utilizzeremo per una buona parte delle attività. Ovviamente, in questo caso, le armi sono esclusivamente di tipo distruttivo.
Come avrete sicuramente capito, il gameplay è semplice, intuitivo e sa di vecchio. Quest'ultima sensazione viene trasmessa da un sistema di controllo rigido, in alcuni casi fin troppo guidato. Il disco volante, ad esempio, ha una telecamera "rigida", che ci impedisce di avere libera visuale mentre la controlliamo, e utilizza un raggio distruttivo monodirezionale. Le armi da fuoco di Cripto-137 invece dispongono di un auto-lock del bersaglio che semplifica drasticamente la fase di mira. Questa formula non è di certo la più innovativa, e questa ricerca della semplicità risulta a tratti non necessaria, ma il risultato è un gameplay poco impegnativo che riesce ad essere comunque divertente.

Alla lunga Destroy All Humans! potrebbe stufare, ma per fortuna non si tratta di un gioco eccessivamente lungo, anzi. Per portare a termine la campagna di gioco 5 ore sono più che sufficienti, i completisti avranno sicuramente qualche ora in più da trascorrere nei panni dell'alieno dato che, una volta completata una missione nella nuova location, ci sarà possibile atterrare ed esplorare la zona e affrontare le quest secondarie. Si tratta di attività semplici basate sul punteggio di completamento che viene tradotto nel conseguimento di tre stelline. Completarle significa accumulare sufficiente DNA umano, ovvero la risorsa di scambio del gioco, e sbloccare i potenziamenti necessari per rendere Cripto-137 il più potente conquistatore del pianeta.