Eivor, il nuovo protagonista del titolo che conclude la trilogia delle origini di Assassin’s Creed, è un vichingo che impariamo a conoscere fra i fiordi norvegesi. Lo vedremo correre sotto splendide aurore boreali e su terreni gelidi e innevati, per poi viaggiare attraverso i mari, fino a raggiungere l’Inghilterra del IX secolo. Qui avrà luogo la maggior parte della nostra avventura, in cui ci muoveremo con cautela in una guerra fra Danesi e Sassoni, in scontri passati alla storia nel periodo di Alfredo il Grande. È l’era dei vichinghi, l’era in cui la cultura norrena si scontra con quella cristiana, dando origine a violenti scontri. Una storica macchia per l’umanità, che interpreteremo attraverso il vichingo Eivor, un personaggio di fantasia ben immerso in un reale periodo storico, saggiamente romanzato dallo studio canadese.
L’importanza delle donne in quest’opera videoludica è evidente, più di quanto la storia ci abbia tristemente testimoniato, donando loro un ruolo spesso importante. Questo lo notiamo fin dal primo avvio del gioco, dove ci viene consentito di interpretare un personaggio femminile o maschile, o ancora, di lasciare che sia l’animus a scegliere per noi.
La Norvegia e l’Inghilterra, ci si presentano in uno splendore grafico probabilmente senza precedenti il cui fulcro è l’espressione massima degli artisti che vi hanno lavorato e che ci regalano vere e proprie pennellate digitali movimentate da effetti come il vento, la foschia, la nebbia, le ombre e le onde che disegnano un mare incredibilmente realistico.
Una forma d’arte ben assecondata da un comparto tecnico molto attento all’aspetto visivo, che ci regala texture di alto livello che solo in pochi casi scevrano da una qualità di tutto rispetto, in favore di una fluidità ad oggi pretesa da ogni giocatore, qualsiasi mezzo egli utilizzi per mettere le mani sull’opera proposta.
Gli alberi, l’erba, il fogliame, la neve, i tramonti e le aurore boreali, regalano scorci che ci spingeranno sempre più ad immortalare i momenti che Valhalla saprà donarci.
Quando però l’arte scinde dal tecnicismo lasciandolo solo a se stesso, qualcosa non convince e le animazioni aimé, risultano poco convincenti cominciando a sporcare quella, che pareva essere visivamente un’opera perfetta e, salvo in alcune cutscenes dove la cura è evidente, le espressioni dei volti perlopiù risultano poco realistiche, mostrando movimenti facciali figli di un motore grafico piuttosto invecchiato e che sicuramente, necessita di una rinfrescata, soprattutto in un titolo che fa da spiraglio ad un’era considerata alla soglia della nuova generazione di opere videoludiche.
L’inghilterra è un territorio incredibilmente vasto che, unito alla Norvegia, rappresenta la mappa più grande mai realizzata in un Assassin’s Creed e, oltre ad essere ricca di flora, presenta una considerevole comunità faunistica. Ma proprio qui, purtroppo, le animazioni peccano un’altra volta donando movimenti innaturali ai diversi animali, specie durante gli scontri. Animazioni poco curate, che non possiamo considerare piccoli dettagli, ma che avrebbero potuto rendere il titolo decisamente più godibile se l’attenzione verso queste fosse stata maggiore. Speriamo quindi in un futuro aggiornamento da parte degli sviluppatori, che possa aggiungere qualità ad un aspetto che fa delle espressioni e dei movimenti un importante veicolo narrativo.
Il gioco ci permette di godere appieno dell’aspetto artistico, attraverso una totale gestione dell’hud dal menu delle opzioni, grazie al quale possiamo scegliere cosa mostrare a schermo e cosa nascondere, fino a lasciare totalmente libera la nostra visuale che sarà priva di scritte e indicatori di ogni tipo, lasciandoci liberi visivamente e totalmente autogestiti nel mondo di gioco. Impareremo a conoscere ben presto il nostro accampamento, un luogo in cui potremo arricchire il nostro corpo di nuovi tatuaggi, dedicarci al clan, personalizzare il nostro cavallo o il nostro corvo, ma anche reclutare nuovi guerrieri da affiancare ai nostri scontri, potenziare la nostra armatura dal fabbro e molto altro. Attenzione però, per poter usufruire di tutti questi servizi, dovremo costruire i luoghi ad essi dedicati. Per farlo, dovremo procurarci le risorse necessarie eseguendo razzie o raccogliendole nel mondo di gioco. Una novità nella saga di Assassin’s Creed che arricchisce la nostra esperienza pur restando per quasi tutta la nostra avventura un aspetto di contorno, che forse avremmo apprezzato ulteriormente se gli fosse stata donata più profondità.
Proprio all’interno del nostro accampamento, potremo consultare la mappa delle coalizioni recandoci da Randvi: una mappa che si differenzia da quella di gioco. Grazie a questa potremo scegliere le zone in cui agire per conquistare i diversi territori e stringere importanti alleanze necessarie al nostro scopo. Scegliere un nuovo territorio in cui agire darà inizio ad una saga ricca di missioni che ci condurrà all’alleanza.
Ogni territorio ha una determinata “potenza” che sostituisce il precedente sistema di livelli, tale potenza è un indicatore di difficoltà, e ci mette in guardia qualora la nostra personale potenza non sia vicina a quella della zona. Uccidere i nemici, completare le quest, raccogliere gli oggetti e svolgere le diverse missioni secondarie ci permette di guadagnare punti esperienza. Una volta riempita la barra degli XP, riceveremo dei punti da spendere nel nostro albero dei talenti, un albero di una grandezza maestosa e diviso in tre ramificazioni differenti: quella dedicata al Lupo, quella dell’Orso e quella del Corvo. Ognuna di queste riserva delle peculiarità e alcuni dei tratti di questi talenti saranno specifici per l’attrezzatura appartenente appunto al Lupo, all’Orso o al Corvo. Un sistema abbastanza profondo, ma forse fin troppo espanso e che potrebbe far storcere il naso a chi desidera aver ben chiara la destinazione della sua progressione, per poter scegliere da subito la strada da intraprendere. In questo caso infatti scopriremo le diverse ramificazioni sbloccando alcuni talenti chiave, che ci permetteranno di vedere i talenti fino a poco prima a noi nascosti.
Muoversi in una direzione dell’albero o nell’altra ci permetterà di potenziare il nostro personaggio e di personalizzarne lo stile di combattimento.
Oltre all’albero dei talenti, potremo accedere ad uno schema di abilità, esattamente come avveniva nei precedenti due titoli, permettendoci di infliggere ingenti danni durante i combattimenti attraverso il nostro arco o il corpo a corpo.
Ed è proprio il sistema di combattimento a rappresentare uno dei punti deboli del titolo e da subito, non possiamo far altro che notarlo. I colpi messi a segno, non di rado, sono infelici concretizzazioni di hitbox imprecise: colpire il nemico da distanza troppo ravvicinata spesso genera movimenti innaturali mentre le mosse finali danno inizio ad animazioni non sempre ben sincronizzate con l’azione, e quando i nemici sono numerosi, la situazione rischia di peggiorare, dando inizio a un miscuglio di dinamiche imprecise che possono rendere poco credibili gli scontri. Tuttavia, nonostante le imprecisioni figlie di un motore ormai obsoleto, il combattimento riesce comunque ad essere appagante e divertente specie quando impariamo ad attaccare i nostri nemici dalla corretta distanza e a gestire al meglio il sistema di lock del nostro personaggio.
Proprio quest’ultimo se da una parte risulta essere comodo, dall’altra può rivelarsi un impedimento. La gestione della telecamera infatti non ci permette una visuale comoda che ci possa consentire di monitorare al meglio la situazione nelle fasi più concitate. L’arco rappresenta un'arma decisiva negli scontri e nella maggior parte dei casi non sarà difficile uccidere istantaneamente con un colpo alla testa il nemico. Avremo inoltre la possibilità di colpire un punto critico che lo obbligherà ad accasciarsi e a renderlo vulnerabile al nostro colpo ravvicinato. In Valhalla, per la prima volta in un titolo della saga, potremo imbracciare due armi differenti in contemporanea, ognuna delle quali ci permetterà diverse combo da alternare alle schivate, oppure potremo scegliere di equipaggiare lo scudo alternando così parate e attacchi. Dovremo inoltre gestire la stamina, che ci obbligherà a ponderare bene i nostri attacchi, rendendo più calcolate le nostre mosse.
Principalmente sferreremo due tipi di attacco, quello leggero e quello pesante. Quest’ultimo, oltre ad infierire più danno (a scapito di una considerevole perdita di stamina), permette di rompere la guardia del nemico per renderlo vulnerabile ai nostri colpi.
È facile notare quanta crudeltà sia stata implementata in Valhalla: teste mozzate e arti tagliati si sprecheranno sul nostro schermo, specie durante le mosse finali. Suggestiva anche l’animazione che segue la conferma dell’uccisione di un personaggio importante, che mostra l’arma penetrare nel corpo del nemico, crudelmente, dall’interno dello stesso.
Un altro aspetto importante nelle fasi di combattimento è l’intelligenza artificiale che, in questo titolo, non fa il salto di qualità che ci saremmo aspettati. Se nei precedenti Assassin’s Creed le ilariche situazioni dell’IA erano relegate alle fasi steath, qui si estendono a quelle di combattimento corpo a corpo, costringendoci ad assistere a nemici che osservano l’orizzonte mentre combattiamo contro i loro compagni o a situazioni in cui potrebbero attaccarci alle spalle mentre siamo impegnati con un loro alleato, ma inspiegabilmente si muoveranno dietro di noi attendendo il proprio turno per sferrare l'attacco
Problematica che ha afflitto le vecchie generazioni e che non sembra essere stata superata neanche in questa produzione a cavallo con la nuova. L'intelligenza artificiale infatti è cardine della nostra esperienza e in un periodo come questo che richiede con forza di fare un passo verso la nextgen, ci saremmo aspettati un salto qualitativo di tutto rispetto. In ogni caso, se avrete voglia di testare le vostre abilità in combattimento, vi basterà prendere il controllo della vostra imbarcazione e navigare fino ai punti identificati nella mappa da due asce incrociate: qui potrete avviare la razzia assieme ai vostri compagni oppure, potreste abbandonare la vostra nave poco prima, entrare di soppiatto ed approcciavi in modo silenzioso.
Come in ogni saga degli assassini, non mancano le fasi stealth. Queste non propongono nulla di nuovo e restano ben salde a uno stile già proposto più e più volte nei precedenti capitoli. In Valhalla abbiamo l’onere di decidere se rendere possibile l’uccisione istantanea del nemico attraverso un'opzione nel menu, che ci permette di eliminare un nemico di qualsiasi potere egli sia, oppure possiamo scegliere di eliminare personaggi con un potere particolarmente alto, risolvendo un quick time event che ci si presenterà nel momento in cui tenteremo l’assassinio silenzioso.
Prima di addentrarci all’interno di una zona ostile potremo avviare la nostra ricognizione facendo spiccare il volo al nostro corvo Synin. Diversamente dai precedenti due capitoli, il nostro volatile non evidenzierà tutti i nemici della zona ma si limiterà a darci una panoramica della situazione, una visuale aerea e ad indicarci le zone di ricerca legate alle missioni o alle risorse. Per evidenziare i nemici anche oltre le pareti potremo avvalerci di un talento specifico oppure all’occhio di Odino. Come avveniva in passato infatti, grazie alla pressione di un tasto, nemici e oggetti d'interesse verranno evidenziati di fronte a noi.
Non sono presenti le battaglie navali che tanto abbiamo apprezzato dal lontano e memorabile Black Flags. Le navi ci permetteranno esclusivamente gli spostamenti da una zona all’altra della mappa. Una mancanza che francamente poco si fa sentire in un gioco decisamente ricco di attività.
Il loot, così come il farming sono decisamente meno presenti rispetto al precedente Assassin’s Creed Odissey, permettendoci di proseguire nella storia principale senza obbligarci ad attività poco entusiasmanti ma che risulterebbero necessarie e ,alla lunga, stancanti. La gestione dell'attrezzatura è davvero ridotta all’osso, cosa che ho trovato un punto a favore; avere un inventario che necessita costantemente lo smantellamento di oggetti inutilizzati e armi erroneamente potenziate, può risultare fastidioso rimarcando una sensazione di disordine che di volta in volta ci obbliga compulsivamente a sistemare l’inventario, vendendo o per l’appunto smantellando questo o quell’altro oggetto.
Tale armamento potrà essere potenziato dal nostro inventario spendendo risorse che potremo raccogliere nel mondo di gioco, come metalli e cuoio; dal nostro fabbro invece, potremo aumentare la qualità della nostra attrezzatura spendendo specifiche tipologie di lingotti, rendendo armi e armature ulteriormente potenziabili, aumentandone il grado e la quantità di slot rune disponibili. Queste ultime arricchiscono le nostre possibilità di personalizzazione delle build, permettendoci di scegliere quale statistica migliorare.
Le build purtroppo non sono un punto cardine del gioco: indossare tutti i pezzi di una determinata build permette di avvalersi di talenti che spesso risultano essere poco utili nella nostra impresa e l’unione di diversi pezzi non lascia spazio a quello che in genere potrebbe rappresentare un gameplay variegato. Come sempre però Ubisoft ci riserva delle piacevoli sorprese. Sappiate quindi che nel gioco potrete procurarvi armi e armature “simboliche”, che renderanno la vostra avventura ancora più epica.
A difficoltà normale il gioco risulta essere estremamente facile. In pratica, fino alle fasi più avanzate della storia, non siamo obbligati a un grinding assiduo con lo scopo di potenziare il nostro armamentario. Un consiglio personale è quello di giocarlo in modalità difficile, per poi modificare la difficoltà durante il corso della partita se necessario, equilibrando così la vostra esperienza di gioco.
La nostra avventura è accompagnata da melodie ispirate, in uno stile medievale che raccoglie i neumi e li adagia su accompagnamenti più moderni, realizzando una colonna sonora inevitabilmente anacronistica ricca di monodie e cori che assecondano piacevolmente la nostra impresa. Gli effetti sonori sono indubbiamente di alto livello, passi, vento, il clangore metallico delle armi e qualsiasi altro suono presente è incredibilmente fedele alla realtà e piacevole all’ascolto.
Ciò in cui possiamo evidenziare una qualità altalenante è il doppiaggio italiano sia dei personaggi principali che di quelli secondari. Personalmente ho apprezzato di più il doppiaggio di Eivor femminile piuttosto che la versione maschile. Come in ogni Assassin’s Creed, la nostra storia è raccontata all’interno dell’Animus e ovviamente non mancano le fasi ambientate nel presente con Layla Hassan, che nei precedenti due capitoli ha vissuto le storie di Bayek e Alexios. In Valhalla, alcune anomalie dell’Animus coinvolgeranno Layla in piccole sequenze platform all’interno del mondo di gioco. Questa volta però, la presenza di Layla sarà molto ridotta, lasciando largo spazio all’avventura di Eivor che vi terrà incollati per decine e decine di ore.