L’origine del Battle Royale nella storia del videogioco non è facile da collocare. Storicamente parlando, con questa terminologia si intende semplicemente quel “gioco”, quella competizione, che prevede un solo vincitore, appunto “the last man standing”, l’ultimo uomo a rimanere in piedi. All’inizio del millennio pellicole cinematografiche e libri di caricatura internazionale hanno iniziato a trattare l’argomento con particolare attenzione e, forse, proprio con l’arrivo nelle librerie, e poi nelle sale di tutto il mondo, di Hunger Games, il genere è riuscito a scaturire quel forte interesse che ha generato il fenomeno che ancora oggi stiamo vivendo, nel pieno della sua popolarità. Per quanto riguarda il mondo del videogioco, ho detto precedentemente che l’origine del fenomeno è difficile da collocare per il semplice fatto che non c’è stato un solo titolo che abbia dato vita all’intero genere, ma deriva tutto dalla creatività e dall’impegno di alcuni utenti che si sono cimentati nella programmazione di alcune mod per celebri titoli. C’è chi dice che sia arrivato prima Minecraft, con la mod appunto dedicata ad Hunger Games, chi Arma 2, oppure chi non considera le mod ma solamente i giochi creati ad hoc per calzare al meglio questo nuovo stile di gameplay, come Player’s Unknown Battleground. Insomma, anche se di origine non ben riconoscibile, fatto sta che il Battle Royale è la tipologia di videogioco che si è fatta strada nei cuori di molti giocatori e che, al giorno d’oggi, occupa un posto di rilievo tra i giochi competitivi, capace di stimolare tutti gli interessati alle competizioni multigiocatore a concorrere per il tanto agognato titolo di campione. Questa breve introduzione solo per aprire le porte al gioco che andremo a recensire oggi: Apex Legends. Uno degli esperimenti più riusciti nel genere, che racchiude nella sua formula un pizzico di “già visto”, ottenendo però qualcosa di completamente inedito, impossibile da sminuire con la tipica espressione degli scettici “sono tutti la stessa cosa”. Il titolo, con nostra grande sorpresa, ci ha fatto capire che forse la Battle Royale non è solo la moda videoludica degli ultimi anni o una modalità macina soldi, ma un vero e proprio genere che, proprio grazie a titoli freschi ed originali come Apex, riesce ad affermarsi come tale e a non cadere in un limbo di “già visto” che rischia di annoiare, saturare ed anche uccidere il mercato.
Giunto nelle librerie digitali di tutti i videogiocatori in via totalmente gratuita e come un fulmine a ciel sereno, ad annunciare l’avvento dell’ennesimo titolo Battle Royale sono stati solamente dei rumors, forse architettati ad hoc da qualche misterioso supereroe del marketing, qualche giorno prima del lancio ufficiale. Nessun trailer, nessuna campagna pubblicitaria pre-lancio. Il tutto è avvenuto nel giro di 24 ore, quasi in sordina, ma è stato un successo capace di far invidia anche a chi al momento siede sul trono dei free-to-play. Lo studio artefice di questo nuovo fenomeno videoludico è la Respawn Entertainment, talentuosissima software house fondata da Vince Zampella, uno dei “padri fondatori” dei Call of Duty di maggior successo nella storia della serie. Allontanatosi da Infinity Ward, Zampella ha deciso di metter su uno studio completamente nuovo, lontano dalle imposizioni di Activision e libero di creare qualcosa di inedito e puro. E’ così che è nato Titanfall. Senza stare a ripercorrere la storia della serie, sia per quanto riguarda lo sviluppo che per quanto concerne gli avvenimenti del gioco, basti dire che da una costola di questo nuovo universo videoludico è nato Apex Legends. I fan sicuramente avranno trovato in questo Battle Royale FPS free-to-play tanto più di Titanfall di quanto possano vedere occhi meno attenti. In questa prima settimana di vita, Apex Legends è stato accomunato e paragonato a titoli che, sicuramente più popolari, possono rendere meglio l’idea della sua tipologia di gameplay, lasciando un po’ da parte il contributo che lo stesso Titanfall 2 può aver dato a questo progetto.
Se ti ammazzano, loro sono migliori...
Cos’è Apex Legends? Come abbiamo detto poco più su, Apex Legends è un Battle Royale FPS che catapulta ogni giocatore in un team composto da tre elementi, che si lanciano in una mappa popolata da sessanta giocatori. Prima che questo accada, però, il gioco vi chiederà di scegliere quale tra le otto leggende disponibili al lancio preferite interpretare, ognuna con abilità passive, attive e speciali differenti che potranno fare il buono e cattivo gioco in base a come e a quando utilizzate. Questa scelta di introdurre una sorta di “eroi” aumenta esponenzialmente il potenziale tattico del gioco, generando una variabile infinita di combinazioni in base alle tempistiche, ai personaggi che compongono un team e alle skill di ogni giocatore. I più attenti ed informati dell’universo di gioco si saranno sicuramente chiesti perchè Leggende e non “Piloti” come nella serie madre. Se i piloti sono reclutati per combattere alla frontiera ed addestrati per pilotare i famigerati Titans, le Leggende sono come degli idoli popolari, personaggi da una spiccata e ben delineata personalità che si cimentano in questo sanguinoso gioco. Da Piloti a Leggende ne passa di acqua: scompaiono le abilità speciali come il doppio salto, le imparagonabili velocità ed agilità di movimento, il wallrun ed alcune delle abilità che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare nei primi due capitoli di Titanfall. Tutte meccaniche di gioco assolutamente sacrificabili per portare ogni giocatore allo stesso livello in un’arena che premia i più forti ed astuti.
Anche se in buona parte riadattate allo scopo di soddisfare i prerequisiti di uno stile di gioco Battle Royale, anche le armi sono state ritoccate, riequilibrate e rinnovate. Se la memoria non inganna, queste sono tutte presenti nei primi due capitoli e, più o meno, la gerarchia alla quale appartengono non è stata stravolta. Perfino le abilità speciali, nel gioco chiamate Ultimate, sono chiaramente ispirate a Titanfall 2, ma ci arriveremo a breve. Ogni leggenda sarà caratterizzata da differenti abilità e qualora vogliate maggiori delucidazioni in merito vi consigliamo di dare un’occhiata alle nostre due guide sulle Leggende (Bloodhound, Gibraltar, Lifeline e Pathfinder - Wraith, Bangalore, Caustic e Mirage). Insomma, in altre parole, definire Apex Legends come una sorta di “fusione”, “bella copia” o “brutta copia di”, “via di mezzo tra” (e così via) di giochi che nulla hanno a che vedere con la serie, risulta essere veramente riduttivo dato che si tratta a tutti gli effetti di un Titanfall e di un riadattamento dello stesso per sposare al meglio determinate meccaniche.
Ciò che realmente conta in Apex Legends è il gioco di squadra. Per quanto possa sembrare banale e scontata come affermazione in verità non lo è. Per avere la meglio sugli altri contendenti al titolo di Campione, sarà necessario un buono spirito di collaborazione, il che non risulta difficile in quanto il gioco mette a disposizione, per tutti, il necessario affinché questo avvenga. La comunicazione è tutto. Volenti o nolenti verrete schierati nel Canyon dei Re al fianco di altri due giocatori. Uno di questi verrà nominato, in modo casuale, come Jumpmaster, ovvero la persona che deciderà quando e dove lanciarsi dall'aereo nave e che guiderà la formazione fino all’atterraggio. A meno che uno dei giocatori non decida di schierarsi in solitaria, la squadra resterà dunque unita fino al raggiungimento del luogo designato, da cui avranno inizio i giochi. Esattamente come il genere videoludico impone, una volta atterrati starà a voi trovare il necessario per equipaggiare ed affrontare lo scontro. Qualora, però, uno dei giocatori venisse messo al tappeto, la squadra avrà del tempo per correre in suo soccorso ed aiutarlo a rimettersi in piedi. Anche se l’aiuto arrivasse troppo tardi non c’è comunque da disperare poiché sarà possibile, entro circa due minuti dall’uccisione di un compagno, recuperare la icon dalla cassa del malcapitato e dirigersi ad un trasmettitore del rientro in modo tale da permettere ad esso di “respawnare” e di tornare sul campo di battaglia.
Ci sono diverse variabili in gioco che determinano possibilità e finali differenti, tutto sta nel modo di collaborare e comunicare. A proposito di comunicazione, poi, bisogna dire che il sistema di gioco mette nelle nostre mani una piccola ma essenziale feature che ci permette di comunicare alla svelta, ed efficacemente, qualsiasi cosa ai nostri compagni. Di videogiochi ne abbiamo giocati tanti e né Battle Royale né giochi multiplayer PVE e PVP offrono un così ricco e ben pensato sistema di spotting come quello di Apex Legends. Essendo videogiocatori europei facciamo tutti parte di quella enorme community che parla differenti lingue. Comunicare tramite la chat vocale dunque non sempre si rivela un grande vantaggio per un team composto da “sconosciuti”, anzi, se mettete un tedesco, un francese ed un italiano che masticano a malapena l’inglese si creeranno inevitabilmente più fraintendimenti che altro. Sembra però che la Respawn abbia pensato veramente a tutto, fornendo a ciascun giocatore la possibilità di comunicare tutto (veramente tutto) con la semplice pressione di un tasto. Qualora vogliate segnalare la posizione di un nemico o solo la direzione verso
la quale pensiate sia sicuro lootare, qualora desideriate indicare un loot interessante ad un vostro compagno e fornirgli allo stesso tempo tutte le informazioni necessarie perché lui sappia di che tipo di accessorio o arma si tratti, qualora vi interessi mostrare da quale direzione potrebbero arrivare i nemici e tanto altro ancora, basterà un click della rotella del mouse.
Kings Canyon
La mappa di gioco non è estremamente grande ma è sicuramente una delle più caratterizzate. E’ composta da diversi ambientazioni che prendono ispirazione dalle mappe dei primi due titoli della serie (idea ispirata a quella avuta per realizzare la mappa di Blackout di Call of Duty: Black Ops 4), anche se con delle modifiche che rendono alcune zone a tratti irriconoscibili. La realizzazione della mappa permette ai giocatori di dilettarsi in scontri sempre differenti, ora sfruttando le strette vie di un agglomerato urbano, ora le dune desertiche, oppure sfruttando a proprio vantaggio le verticalità di alcune costruzioni o scontrarsi con la squadra nemica in campo aperto lungo le distese pianure verdi. Ogni ambiente offre ripari, elevate e punti strategici senza rivelarsi mai dispersivo e incentivando i giocatori a scontrarsi per il controllo di una zona piuttosto che ripararsi in un angolo ed evitare lo scontro.
...Se tu ammazzi loro, sei il migliore!
Tornando brevemente al discorso delle armi, bisogna dire che il lavoro svolto nel bilanciamento risulta essere quasi impeccabile. Qualsiasi arma troviate una volta messi i piedi a terra vi permetterà di affrontare un primo scontro. A differenza di altri titoli, però, le vostre azioni saranno condizionate da un’economia delle munizioni abbastanza punitiva. Non avrete mai una scorta infinita di queste, specialmente nelle prime fasi di gioco, ed usarle male vi costerà l’intera partita. Salvo Mozambique e la pistola p2020, che troviamo poco bilanciate in confronto al resto dell’arsenale, ogni arma vi garantirà la possibilità di arrivare a fine partita e giocare per la vittoria. Non conta quale di queste impugneremo ma solamente il modo in cui verrà utilizzata. Inoltre ogni singolo armamento sarà potenziabile attraverso diversi attachments, unici per ogni classe di arma, con differenti livelli di rarità. Le armi, tuttavia, si presenteranno tutte dello stesso colore di rarità, quello comune (bianco), e andranno potenziate solamente tramite i componenti aggiuntivi. Solo in rari casi ci capiterà di trovare armi luccicanti di giallo (livello leggendario) che semplicemente avranno la peculiarità di presentare tutti gli attachments leggendari già equipaggiati, ma pur sempre smontabili e rimontabili su qualsiasi altra arma della medesima classe. Una cosa che però ci ha fatto storcere il naso è il fatto che, appena droppati in cerca di armi, risulta essere più letale un approccio corpo a corpo piuttosto che affrontare il nemico con un’arma in pugno. Se un caricatore non bastasse per mettere a segno un atterramento di un giocatore che ha cominciato a prendervi a pugni (cosa non sempre facile dato che molti personaggi godono di un elevato livello di mobilità), il tempo impiegato per ricaricare e ricominciare a sparare non sarà sufficiente per salvarvi la vita. Paradossalmente “quando un uomo con una p2020 incontra un uomo disarmato, l’uomo con la p2020 è un uomo morto”.
Dato che si parla di un titolo pubblicato da Electronic Arts sembra quasi impossibile non cadere nella controversa discussione delle microtransazioni. Bisogna precisare però che il gioco sembra essere inattaccabile sotto questo punto di vista. Non sappiamo se questo derivi da una decisione della stessa Electronic Arts oppure dalla ferma volontà di Respawn Entertainment, ma Apex Legends è completamente gratuito ed in alcun modo può essere definito come pay-to-win. Ogni contenuto aggiuntivo, al di fuori degli elementi cosmetici, può essere acquistato con la moneta di gioco che viene guadagnata semplicemente giocando. Sbloccare una delle due Leggende non disponibili gratuitamente, ad esempio, non sarà per nulla difficile. Basterà giocare ed accumulare punti esperienza. Questi permetteranno al giocatore di salire di livello e, come premio per essere arrivati al livello successivo, il gioco vi fornirà dei crediti e dei pacchetti da aprire. Dentro questi ultimi saranno presenti elementi cosmetici, frasi, animazioni, banner giocatore, frammenti di arma e tanto altro. Spendere denaro reale non porterà alcun vantaggio se non quello di velocizzare il processo con il quale si ottengono elementi cosmetici con il quale personalizzare le proprie leggende. In fondo da qualche parte i soldi dovranno pur arrivare.
Al momento il titolo non supporta il cross-platform play ma, stando alle ultime dichiarazioni degli sviluppatori, sembra che il team sia attualmente al lavoro per garantire questa funzionalità in un futuro prossimo. Trattandosi di un fps la scelta potrebbe essere controversa e, per quanto riguarda la possibilità di unire console e PC, non sappiamo se e quanto possa far storcere il naso al pubblico. Ma questa è una decisione che spetta a Respawn e ci auguriamo che anche in questo caso riescano a fare la scelta migliore. Per quanto riguarda i prossimi update Respawn Entertainment ha reso ben chiaro sin dal lancio che il titolo godrà di un costante supporto che porterà nuovi contenuti, nuove mappe, nuove features già nel corso del primo anno.