Voglio subito mettere in chiaro che l’articolo non ha l’obiettivo di convincere i videogiocatori a schierarsi con una determinata linea di pensiero, ma cerca solamente di riflettere su alcune questioni molto attuali.
Siamo ora in un periodo in cui cresce in maniera esponenziale il numero di titoli con un’impronta sempre più marcatamente multiplayer. Il motivo? Probabilmente un fenomeno del genere è legato alla natura stessa di questa modalità di gioco: più immediati, più adatti ad una partita veloce, più confacenti alle esigenze dei videogiocatori contemporanei. Confacenti alle esigenze dei videogiocatori contemporanei sì, ma io, così come tanti altri videogiocatori di vecchia data, nati sotto l’era dei grandi capolavori single player, vi confesso che sento ancora viva la necessità di poter usufruire di molti altri prodotti che rendano fresca e vitale quest’ultima modalità, diciamocelo, oggi abbastanza messa da parte. Abbiamo visto titoli single player fare la storia dei videogiochi. Fra tutti mi viene in mente Metal Gear Solid, ai tempi dell’uscita un vero e proprio capolavoro di innovazione su gameplay e grafica, firmato Hideo Kojima, maestro nel raccontare storie. Per non parlare poi di prodotti quali Mass Effect, gli Uncharted, The Last Of Us (di cui aspettiamo il secondo capitolo con impazienza) e Bioshock.
Premesso quindi che, in linea di massima, i miei gusti si avvicinano maggiormente ad un titolo single player che multiplayer, vorrei ora affrontare un altro aspetto di quest’ultima categoria: l’ambientazione “open world”.
La scelta di ambientare i titoli single player in un mondo aperto non è proprio tra le mie preferite: ritengo che un’ambientazione troppo grande, con svariate azioni da svolgere oltre alla storia principale, porti il videogiocatore a distrarsi dal filo narrativo principale per dedicarsi a quelle attività secondarie che gli permettono, ad esempio, di ottenere una particolare ricompensa. I principali capolavori in singler player sono di fatti quasi tutti a “corridoio”. Alcuni, come quelli citati poc’anzi, a mio avviso, sono tra i migliori rappresentanti di questa tipologia proprio perché al videogiocatore è permesso di immergersi completamente nella storia, senza distrazioni, senza ritrovarsi impossibilitato a continuare perché non ha effettuato degli sblocchi sulla mappa ottenuti da una particolare quest. Poi, ovviamente, ci sono titoli single player a mondo aperto che sono, secondo il mio giudizio, bellissimi. Mi viene quindi da pensare ad Horizon Zero Dawn, dove Guerrilla ha effettivamente fatto un lavoro incredibile, o la serie di The Witcher. Lo stesso cambio di ambientazione in God Of War, che rispetto al capitolo precedente, inizialmente mi aveva trovato un poco contrario, alla fine è risultato ugualmente un autentico capolavoro.
Probabilmente, l’unico che mi abbia davvero fatto storcere il naso è Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain. Da sempre fan della serie, in questo particolare caso, ho ritenuto che la scelta di ambientarlo in uno scenario open world abbia snaturato non solo il gioco, ma frammentato la storia, quando invece, nei capitoli precedenti, eravamo stati abituati dal buon Kojima ad assistere ad un vero e proprio film interattivo, mai noioso. Certo, ovviamente c’è il giocatore che preferisce il gameplay puro senza tanti cutscenes durante la run di gioco, ma credo che una buona narrazione attraverso spezzoni di video che amplino e arricchiscano la storia siano apprezzabili e anche piacevoli da gustare. Di sicuro i tempi cambiano così come le mode e i gusti delle persone, e i produttori, anche per questioni non proprio “nobili” (come quelle meramente economiche), si sentono, in un certo senso, costretti ad adattarsi a ciò che effettivamente potrà portare al successo una volta commercializzato un titolo. Ma, secondo il mio parere, l’effetto di una bella storia, costruita esclusivamente su di un unico filo conduttore, senza troppe distrazioni, non potrà mai essere eguagliato da una qualsiasi, seppur spettacolare,
ambientazione open world con le sue molteplici attività da svolgere. E voi cosa ne pensate? Preferite una bella storia single player da giocare in solitaria o un’esperienza
multiplayer da condividere in gruppo? E tra un single player con un’avventura lineare e un open world quale scegliete? Infine, quale futuro vedete per i titoli single player? Fateci sapere la vostra nei commenti.
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