La scoperta del flow si deve a Mihály Csíkszentmihályi, psicologo ungherese, il quale notò che gli individui ricevono moltissime informazioni dal mondo esterno. Notando questa particolarità, in seguito a numerosi studi, gli psicologi hanno scoperto che la mente può gestire solo alcune delle innumerevoli informazioni che riceve: circa 126 bit di dati al secondo. Quando parliamo di flow, facciamo riferimento a un'esperienza di totale focus in una determinata attività, nella quale mente e corpo lavorano all’unisono in piena fluidità. Ma vi starete chiedendo cosa c’entri questo con i videogiochi.
I videogiochi sono contesti particolarmente favorevoli per inserirsi nello stato di flow. Basti pensare a quando, giocando al vostro videogioco preferito (o anche un qualsiasi videogioco), vi capita di essere talmente tanto immersi in questa specifica attività, da arrivare addirittura a perdere la cognizione di quello che accade intorno a voi, o la stessa cognizione del tempo.
Quando giochiamo entriamo in una sorta di “spazio protetto”, il quale garantisce: sicurezza psicologica, il desiderio di sperimentazione e anche la curiosità. I videogiocatori provano un profondo stato di concentrazione giocando, quella stessa concentrazione che porterà il soggetto ad immedesimarsi, garantendo un’esperienza estremamente gratificante.
Le dimensioni del Flow
Possiamo analizzare il flow in ben nove dimensioni fondamentali:
- Equilibrio fra competenze richieste (Challenge) ed elevata padronanza (skill) - Per garantire un’esperienza quanto meno positiva, il soggetto deve essere sufficientemente coinvolto ad avere delle sfide stimolanti, nel caso di una discrepanza fra le richieste e le skill percepite, il soggetto può sperimentare ansia, apatia oppure noia. L’ansia compare quando le competenze richieste (skill) sono superiori rispetto alle nostre abilità. La noia si palesa quando il compito è percepito come troppo semplice, mentre l’apatia è lo stato opposto al Flow, si crea quando ad un livello di sfida basso si accompagna un altrettanto basso livello di capacità, spesso dovuto al sistema.
- Unione fra azione e coscienza - In questa dimensioni il videogiocatore sarà totalmente rapito dal mondo virtuale, in questa situazione, la mente non considera altro se non lo schermo e la tastiera. Ovviamente ciò comporta uno sforzo di energie davvero notevoli, poiché la persona non ragiona su passato e futuro, ma solo sul presente e sull’ attività proposta.
- Obiettivi chiari - Gli obiettivi chiari sono il fulcro del flow, garantendo così un immersione totale, per questo il videogioco deve indicare all’utente un percorso ben chiaro. Nel caso in cui non fosse così, il giocatore rischia di perdersi nei meandri del videogioco e nella sua vastità, pertanto le aspettative e le modalità di raggiungimento devono essere chiare.
- Feedback immediato - Il feedback è il segnale che ci permette di capire se stiamo raggiungendo il nostro obiettivo e se la situazione è sotto controllo. Perché si possa raggiungere la dimensione del flow è necessario che il feedback sia immediato. In questo modo l’ambiente virtuale del videogioco può far comprendere al soggetto determinate scelte strategiche.
- Concentrazione - Quando videogiochiamo la maggioranza delle nostre risorse cognitive è orientata al mondo virtuale e il controllo su quello che accade intorno a noi si abbassa notevolmente. L’immersione nell’attività è così alta che tutto quello che ci circonda perde la sua importanza.
- Senso di controllo - L’immedesimazione nel videogioco genera quello che viene chiamato “senso di controllo”, nel soggetto, infatti, si manifesta un’assenza di preoccupazione per l’eventuale perdita del controllo stesso.
- Perdita della autoconsapevolezza - Durante lo stato di Flow il giocatore non presta attenzione al proprio ego, o almeno a cercare di “tirarlo fuori” durante l’azione, pertanto il nostro Io non ci osserva e non ci giudica.
- Destrutturazione del tempo - Quando videogiochiamo possiamo perdere la consapevolezza di quante ore sono passate e dire:” sono già passate due ore, di già?" Infatti lo scoccare delle ore e dei minuti è asservito ad un orologio interiore; per alcuni il tempo va più velocemente, per altri si ferma e per altri ancora va più lentamente.
- Esperienza autotelica - L’esperienza autotelica si può definire tale quando è accompagnata da una motivazione interna e dalla volontà di trovare un senso di benessere e piacere nello svolgimento di un’attività.
web Fonte: Approfondimento del flow nello sport