Se vi trovate qui, a leggere questo articolo, sicuramente i videogames rappresentano per voi una vera e propria passione. Passione che, a mio parere, è sì fonte di divertimento, un passatempo, ma anche una vera e propria forma d’arte. Ritengo sia necessario, inoltre, non tralasciare un altro aspetto fondamentale: quello sociale. Ormai da anni, giocare su console o su PC, grazie all’aiuto della rete, significa entrare a far parte di un mondo, quello videoludico, caratterizzato da una community composta da milioni di persone. Milioni di persone con proprie idee, preferenze. Milioni di persone protagoniste ogni giorno di continui dibattiti. Dunque, sì un modo per socializzare ma anche un luogo che vede nascere veri e propri schieramenti avversi, spesso impegnati in animate diatribe. Ebbene sì, la possibilità di avere a casa propria una semplice connessione, ha portato le persone sì ad avvicinarsi, ma forse, in qualche modo, anche a dividersi: storica la battaglia tra sostenitori di Xbox e Playstation. Quest’ultima, situazione emblematica dell’argomento che vorrei affrontare oggi. Nel tempo, infatti, molti videogiocatori si sono calati nei panni di fanboy o fangirl, diventando, oserei dire, dei tifosi agguerriti della loro piattaforma di gioco preferita. Peccato che, in molti casi, si tratti di un vero e proprio accanimento, spesso anche abbastanza ingiustificato. Non è poi così raro, infatti, trovare persone che esaltino un prodotto guardando poco al contenuto e molto alla sua “firma”. Mi spiego. Ormai si è creata talmente tanta affezione nei confronti dei produttori di console, che sia Sony, Microsoft o Nintendo, che, più spesso di quanto si creda, non si tratta più di un dialogo costruttivo, un confronto su contenuti, ma di un semplice “tirare l’acqua al proprio mulino”. Si dà maggiore attenzione a chi è che ha dato vita a quel determinato prodotto, a chi “appartiene” quella determinata esclusiva e non alla sua qualità reale; fino ad arrivare all’estremo, a gettare fango sugli articoli offerti dalla concorrenza. Tutto ciò va, quindi, a rispecchiare quello che è il mercato nella sua globalità. Ormai la concorrenza è talmente spietata che si cerca, attraverso campagne marketing molto accese, di indottrinare al meglio le persone. Il fine è quello di indurre a credere che l’acquisto di quel determinato oggetto sia la scelta migliore e che la concorrenza non possa offrire di meglio. Basti pensare a quanto successo con le console di mid-generation, a come Sony, incalzata dall’annuncio dell’ancora velata project Scorpio, lanciò, nel novembre del 2016, la nuova ammiraglia PS4 Pro, presentando l’hardware più potente mai visto su console, salvo poi essere spodestata, solo un anno dopo, dalla mid-generation di Microsoft, la Xbox One X.
Quindi, molto spesso, spinti dalle audaci campagne marketing e non solo (mi riferisco allo “spirito di squadra” di cui si parlava prima), catturati dalla promessa di entrare in possesso di qualcosa di speciale, di “potente”, si acquista un determinato prodotto senza prima assicurarsi che il contenuto sia poi effettivamente così tanto speciale.
A mio avviso, il videogame è qualcosa di diverso. Come accennavo prima, è arte, è un mezzo attraverso il quale raccontare storie fantastiche che possiamo vivere in prima persona, sentendoci coinvolti in qualcosa di autentico che difficilmente dimenticheremo. O, almeno, è così nella maggior parte dei casi. Mi vengono in mente titoli come The Last of Us, Alan Wake, Metal Gear Solid. Penso a personaggi come Joel ed Ellie, alle emozioni che ci hanno fatto provare; personaggi indimenticabili che ci hanno accompagnato in avventure fantastiche. Lo stesso vale per Alan Wake: spettatori della sua complessa evoluzione, ne siamo rimasti affascinati e coinvolti, facendoci rapire in interminabili sessioni di gioco solo per divorarne la storia.
Fondamentale per me è sempre stato, quindi, senza ombra di dubbio, quello che un gioco riesce a lasciare dopo di sé, la nostalgia che suscita quando, a distanza di anni, guardando indietro, ce ne ricordiamo. Mi viene in mente ancora adesso, quel lontano giorno, nel 1999, quando accesi la mia PS1, felice di iniziare una nuova avventura in compagnia di Metal Gear Solid, titolo immenso sotto tutti i punti di vista e che ho a dir poco divorato.
Stesso discorso può valere per Crash Bandicoot. Quando hanno annunciato la sua disponibilità per tutte le piattaforme, vi lascio immaginare la mia gioia: è stato un gioco che ha segnato l’infanzia di molti, inclusa la mia.
Quindi come ben vedete, c’è del buono in tutto. Vi ho nominato esclusive Sony, Microsoft, giochi universali come Metal Gear, giochi che pur appartenendo a produttori diversi, hanno lasciato un segno indelebile nel mondo videoludico. E per fare un esempio più attuale, potrei citarvi titoli del calibro di God of War per Ps4 e Forza Horizon per Xbox One.
Dunque, ciò che conta di più, ciò di cui dobbiamo tenere considerazione nell’acquisto di un determinato articolo, è il contenuto. L’aspetto narrativo, tecnico, emozionale, la vera qualità di un prodotto e non le “etichette”. Sarebbe come giudicare un libro dalla copertina. Bisogna essere contenti che queste esclusive ci siano, sì, bisogna sostenerle in modo da far sopravvivere e sviluppare al meglio i successivi titoli, ma non bisogna lasciare che la loro esclusività crei astio tra i giocatori, li divida, solamente perchè possessori di prodotti/console diverse. E poi diciamocela tutta, negli ultimi tempi, non tutte le esclusive hanno fatto gridare al miracolo e, in aggiunta, c’è da dire che ne stiamo vedendo sempre meno in uscita e sempre più in presentazione. Presentazione fine a se stessa, volta solamente a generare attrazione verso una determinata fazione di console. E qui mi viene in mente l’episodio di Sony. Durante l’E3 dell’anno scorso, la casa di produzione giapponese, in qualche modo, imbrogliò i suoi sostenitori presentando una line up di giochi davvero golosa. Vedi The Last of Us II che fece sobbalzare dalla sedia i presenti in sala con un teaser impressionante, mostrando la grande qualità tecnica ed un personaggio fantastico come Ellie. E ancora: Days Gone e Death Stranding del maestro Kojima, titolo ancora oggi avvolto nel mistero. Quello che fece Sony, insomma, fu solamente creare una grandissima attesa, creare gola, con l’intento di aumentare di molto la vendita della sua console. Come andò a finire? Diciamo solo che fu una mossa tanto audace quanto fortunata. Si presentò, poi, l’anno successivo, con zero novità, addirittura costretta, quest’anno, ad annullare il Playstation Experience, proprio per mancanza di contenuti. Intanto, però, le console sono state vendute.
Finora abbiamo tralasciato l’argomento PC gamer. Diciamo che molto spesso per loro ciò che conta è la potenza dell’hardware. Nelle varie community ho visto molti gettare fango su giochi come God of War, Horizon Zero Dawn, Uncharted o The Last of Us, cosa incredibile, soltanto perchè appartenenti a mezzi meno potenti dei loro. In questo caso, non ho nominato alcuna esclusiva Xbox ma solo perchè ormai è possibile giocarle anche su PC.
Si ha a che fare spesso con videogiocatori troppo schierati. Fortunatamente, però, non è sempre così. Ai molti fanboy e fangirl fanno da contrappeso molte persone obiettive che non si lasciano accecare dalle “etichette”, per l’appunto. Per quanto mi riguarda, ad esempio, posseggo un PC che, a livello hardware, fa a pezzi le console ma questo non mi impedisce di vedere i videogames per quello che sono, per il loro valore reale. Non sono solo i dettagli grafici, i fps, la “potenza” a contare. Anche perchè, a dirla tutta, grazie ad una migliore ottimizzazione, le console di oggi riescono ad avere un’ottima qualità.
Quindi cari videogiocatori siate sempre meno tifosi e più obiettivi nel valutare i videogames, in fin dei conti, la cosa fondamentale è vivere attraverso di essi una grande storia, calarsi nei panni di mille personaggi. In fondo è un pò come i libri, i film e l’arte in generale: hai la possibilità di vivere altre mille vite oltre alla tua. Quindi ciò che mi rimane da dire è: buon gioco a tutti!