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Still Wakes the Deep - Recensione: tensione sulla piattaforma petrolifera

20 giugno 2024

Una piattaforma petrolifera è il setting perfetto per raccontare una storia di tensione o di orrore. Ne sono convinto da quando ho visto il primo trailer dell'ultima avventura sviluppata dai ragazzi di The Chinese Room. Soli, isolati dal resto del mondo in mezzo al nulla, con del metallo cigolante sotto i piedi e, all'esterno, le gelide onde che si infrangono sulle gambe del mostro sputa fuoco. Si tratta di un setting geniale che, per sua natura, offre ottimi spunti, denso di fattori scatenanti delle più disparate fobie. Se a questo aggiungiamo del soprannaturale, il mix diventa la formula perfetta per tenere il coraggioso videogiocatore incollato allo schermo fino ai titoli di coda.

The Chinese Room è uno studio britannico, non nuovo a questo genere di giochi. Hanno sviluppato "Everybody's Gone to the Rapture" e "Amnesia: A Machine for Pigs", due avventure narrative che rientrano perfettamente nella definizione di "Walking Simulator". In questi giochi, il giocatore è più un passeggero, o meglio un testimone di ciò che accade, incapace di interagire concretamente con l'ambiente o di "videogiocare" nel senso tradizionale del termine.

"Still Wakes the Deep" si presenta come un horror psicologico estremamente lineare, ma di paura me ne ha fatta veramente poca. Per meglio dire, è capace di far leva sulle paure di alcuni individui, non riuscendo però a sviluppare una condizione terrificante che coinvolga anche chi non soffre di claustrofobia, vertigini, paura dell'isolamento, del buio e così via. L'ambientazione inquietante non è dunque sufficiente da sola a coinvolgere pienamente il videogiocatore, ma lo sviluppatore cerca di rimediare utilizzando qualcosa che possa far paura a chiunque. Questo elemento aggiuntivo è lo stesso che muove tutta la storia: un'entità sbucata fuori dalle viscere del mare, risvegliata dalle trivellazioni di una compagnia petrolifera scozzese.

Viviamo il racconto attraverso gli occhi di Caz, un elettricista relativamente nuovo sulla Beira D, che sta attraversando un periodo particolarmente difficile della sua vita. Diviso tra un lavoro nel cuore del Mare del Nord e la sua famiglia da qualche parte nell'entroterra, ha accettato l'incarico sulla Beira D nel tentativo di sfuggire alla legge, dopo aver commesso una non ben definita aggressione. Gli istanti iniziali del gioco sono caratterizzati da una parvenza di tranquillità a bordo della piattaforma: si percepiscono chiaramente le tensioni tra alcuni membri dell'equipaggio, ma l'atmosfera è comunque familiare. È la tipica calma prima della tempesta.

Quando la situazione degenera, Caz è chiamato a fare la differenza, muovendosi tra gli angusti rottami per sopravvivere e dare speranza ai colleghi. Si instaurano legami, si gioca sull'empatia e sulla paura condivisa tra i superstiti, ancora in lotta per trovare una soluzione anche quando tutto sembra senza speranza. La scrittura convince pienamente nei momenti di interazione con le persone: nessun personaggio è inutile, tutti sono impegnati a fare la loro parte.

Per supportare Caz nel suo percorso, potremmo sfruttare semplici meccaniche di movimento e arrampicata, oltre alla combinazione di due tasti per permettergli di interagire con interruttori, valvole e scatole di fusibili. Tuttavia, il gameplay è estremamente limitato e non risulta sufficiente nemmeno quando si dovrà fuggire dai colleghi trasformati in modo grottesco, diventati appendici assassine di un incubo proveniente dalle profondità marine.

Il percorso principale e le interazioni ambientali sono chiaramente segnalati da una vernice gialla. Ogni livello di gioco è strutturato come un lungo corridoio senza possibilità di deviazioni in percorsi secondari. Ci sono alcune sequenze furtive e di inseguimento, ma nessuna di queste riesce a mettere in difficoltà il giocatore, poiché il gioco fornisce tutte le indicazioni necessarie per superare gli ostacoli senza problemi. Il livello di sfida è quindi molto basso e l'avventura può essere completata in poche ore senza particolare sforzo.

Still Wakes the Deep, alla fine dei conti, non è un gioco horror nel senso tradizionale, e le paure che suscita non sono legate alle ansie o alle fobie personali del giocatore nel navigare condotti dell'aria stretti o attraversare travi sospese. Il vero contenuto di "paura" risiede nella scrittura del gioco, nel tema della fuga dalle responsabilità, delle opportunità perdute e dei rimpianti. Ciò che realmente spaventa sono le emozioni che Caz prova mentre cerca disperatamente di sopravvivere: abbastanza forte da affrontare creature grottesche ma non abbastanza da affrontare e risolvere le conseguenze delle sue scelte. Il percorso del giocatore è quello di far vivere Caz abbastanza a lungo per comprendere questo, un elemento che dà un senso profondo a tutta l'avventura.

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Ci è piaciuto

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    Ambientazione originale, ben sfruttata
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    Graficamente suggestivo
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    La narrazione tocca le giuste corde
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Non ci è piaciuto

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    Estremamente lineare
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    La difficoltà è praticamente nulla
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    Non fa paura

Conclusioni

Come horror, Still Wakes the Deep non riesce a suscitare paura; come horror psicologico, non riesce a mettere in ansia. La sua natura prevalentemente narrativa rappresenta il più grande limite dell'opera, nonostante presenti più gameplay rispetto ad altri giochi simili sviluppati dallo stesso team. La piattaforma petrolifera che funge da setting è forse l'unico vero elemento distintivo del gioco, e sicuramente un punto di forza significativo. La narrazione è commendevole, ma il gioco giunge troppo rapidamente alla conclusione. Una struttura meno lineare avrebbe permesso a Still Wakes the Deep di esprimersi al meglio. L'impressione finale è quella di un gioco che non dedica abbastanza tempo e spazio per eccellere pienamente in ciò di cui è chiaramente capace. Non si tratta di un'opportunità mancata, ma c'era certamente margine per fare di più.

6.0

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