Terminata la serie Killzone prodotta per Sony, Guerrilla Games si butta a capofitto su una nuova IP totalmente diversa dalle sue precedenti fatiche.
Dopo il grande hype creatosi attorno al progetto e il rinvio di un anno, il 1 marzo 2017, esce in tutto il mondo Horizon Zero Dawn, prodotto in esclusiva per Playstation 4.
Il risultato è un capolavoro assoluto, una pietra miliare nel mondo dei videogiochi e, in particolare, per la piattaforma nipponica.
Insomma, un'esclusiva che aspira persino ad eguagliare lavori quali la serie di Uncharted (wow!).
Dopo l’entusiasmante esperienza del titolo di Naughty Dog, lo confesso, questa è stata l’unica volta in cui io sia rimasto a bocca aperta di fronte ad un intero titolo, merito soprattutto di una qualità grafica mai vista su console.
Ho provato il gioco in 4K (upscalato sì, ma con un’ottima resa) con PS4 Pro e una tv Qled Samsung (con colori magnificamente esaltati dall’HDR) e sono certo di poter affermare che tutto ciò ha elevato la sua bellezza all'ennesima potenza.
Ma bando alle ciance, partiamo con la recensione vera e propria. Prima però fatemelo dire: grazie Guerrilla!
Scoprire un orribile passato attraverso l’emozione
Ovviamente non andrò a raccontare la storia nei minimi dettagli. Quello che farò, sarà darvi una serie di chicche che vi faranno venire l’acquolina in bocca e che vi convinceranno a non lasciarvi sfuggire l’occasione di vivere in prima persona quella che è la migliore esclusiva Sony del 2017.
Bene, allora cominciamo.
Siamo in un futuro molto distante. I segni della civiltà più recente risalgono al 2066. Siamo in un mondo dominato dalla natura, da macchine metalliche e da una popolazione di tribù primitive, senza tecnologia, contraddistinta da superstizioni e credenze antichissime.
Entriamo nel vivo del gioco vestendo i panni di Aloy: una bambina ancora in fasce presa in custodia da Rost, un outsider della tribù dei Nora, al quale venne affidata dalle matriarche del suo clan.
Aloy cresce e, con sé, crescono anche i dubbi riguardo alle proprie origini. Decide, pertanto, di affrontare un viaggio che si rivelerà alquanto travagliato, in cui tenterà di far luce non solo sulle proprie radici, ma anche su cosa abbia portato la civiltà antica all’estinzione.
Non è tutto. La ragazza, infatti, cerca di sconfiggere una forza oscura conosciuta come la “corruzione”: un'entità in grado di mandare il mondo in blackout e di dar vita ad un nuovo inizio.
Potrei parlare della trama in maniera più analitica ma non lo farò. Voglio lasciarvi il privilegio di stupirvi da soli, vivendo questa avventura in prima persona senza procurarvi un senso di già visto o già sentito.
Passiamo dunque al gameplay del gioco.
Scontri incredibili in un gameplay rodato
Quello che vedrete in Horizon non sarà di certo un gameplay innovativo. I produttori, infatti, hanno sapientemente ripreso quello che c’era di buono in altri titoli. Facciamo qualche esempio. Lo sviluppo del personaggio avviene grazie allo sblocco di capacità ottenute attraverso punti abilità che potremo ricevere avanzando di livello o completando le missioni della storia.
Tutto questo non vi riporta forse alla mente titoli come Far Cry?
Il potenziamento degli indumenti indossati da Aloy, poi, garantisce una resistenza maggiore ai colpi dei nemici. Ma non è finita qui. E’ possibile rafforzare ulteriormente il tutto attraverso altri mod. Questo non vi ricorda The Division? Stessa cosa per le armi che possiamo acquistare in cambio delle valuta di gioco.
Discorso differente, però, per quelle più rare, per le quali, infatti, sono necessarie ulteriori risorse rilasciate esclusivamente dalle macchine.
Insomma, tutti richiami ben riusciti a titoli precedenti.
Unica pecca del comparto è l’intelligenza artificiale di cui sono dotati gli umani, inferiore rispetto a quella dei congegni meccanici. Scelta probabilmente dettata dalla volontà di fornire un’importanza maggiore proprio a questi ultimi.
È possibile, inoltre, fabbricare le munizioni per le proprie armi attraverso risorse che troviamo lungo le aree di gioco.
Insomma, questo titolo ha le basi necessarie per essere considerato un vero e proprio gioco di ruolo senza, tuttavia, risultare troppo complesso. Riesce bene, infatti, a mantenere tale caratteristica evitando di appesantire la giocabilità, lasciandola fluida e godibile al cento per cento.
Introduciamo ora la parte, a mio avviso, migliore del gameplay: lo scontro con le macchine.
La buona varietà di attacchi a disposizione di Aloy può rendere ogni confronto unico. Il fatto poi che i nostri nemici siano protetti dal metallo, non costituisce un ostacolo: usando gli strumenti giusti sarà possibile colpire i loro punti deboli.
Attraverso il nostro focus, uno strumento che permette ad Aloy di analizzarli, appunto, potremo individuare le loro falle, riuscendo così a danneggiarli. Fondamentale è, però, valutare bene le circostanze prima di attaccare. Trovarsi preparati e con le armi giuste, infatti, condurrà la sorte degli scontri a nostro favore.
Tenete sempre bene a mente queste parole durante il gioco perchè vi torneranno utili, fidatevi!
Numerose sono anche le tipologie di congegni che rendono gli scontri sempre variegati, permettendo così di utilizzare tutte le categorie di armi in nostro possesso. Avremo a che fare con nemici spietati capaci di stenderci con pochi attacchi. Quindi, fate sempre grande attenzione prima di sferrare il colpo.
Buona anche l’idea di poter “addomesticare” le macchine tramite il sistema di override così da poterci spostare da un punto all’altro in modo più veloce.
Sono presenti, inoltre, sparsi nella mappa, dei falò dove è possibile salvare il gioco e grazie ai quali si possono abilitare dei punti di spostamento rapido.
Riguardo alle missioni principali, queste sono numericamente sufficienti a rendere il titolo duraturo e variegato.
Stesso discorso vale per le secondarie: mai ripetitive e banali.
Insomma, abbiamo tutti gli ingredienti per passare molte ore di gioco senza annoiarci.
L’assenza del comparto multiplayer è positivamente controbilanciata dalla grande mole di contenuti che caratterizza la storia. Certo, a parlare è un vero e proprio amante delle storie single player, ahimè, ormai sempre più rare e quasi tutte di scarsa qualità. Quindi non posso non ringraziare Guerrilla per questa splendida storia che, non a caso, ha anche ricevuto grandi elogi da CD Project e Bethesda.
Molto gradita anche la modalità foto, divenuta ormai aggiunta gradita in molti giochi. Vi lascio qui di seguito uno screenshot (ebbene sì, mi sono divertito molto a trascorrere del tempo in questa modalità foto!).
Forse nel leggere questa recensione vi apparirò come un vero e proprio “sonaro” a causa dell’enfasi trasmessa dalle mie parole ma, davvero, non riesco a trovare un difetto che sia abbastanza da non elogiare questo gioco come un vero e proprio capolavoro.
Se proprio dovessi trovargli una mancanza parlerei del fatto che, in alcuni casi, i personaggi continuano a muovere le labbra nonostante non stiano parlando. Ecco, se proprio volevate un difetto, siete stati accontentati.
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