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Call of Duty Black Ops 4: il buon vecchio CoD

7 novembre 2018

Call of Duty è tornato, e lo ha fatto mostrandosi al mondo in una delle sue forme più complete ed apprezzabili. Si parla della serie Black Ops, ormai alla quarta edizione, che decide di non essere un sequel canonico ma che sembra quasi voler interpretare il ruolo di una “definitive edition” dei suoi predecessori.

Se negli ultimi anni Activision è stata additata per l’eccessivo copia e incolla nei vari capitoli, questa volta c’è da complimentarsi, in special modo con il team Treyarch, per le aggiunte che modificano drasticamente il frenetico gameplay tipico della serie. Quello che ne esce fuori è una sorta di ibrido tra il classico CoD ed un hero shooter.

Barre della vita appaiono sulle teste di alleati e nemici e in basso, al centro dello schermo, vengono mostrate in bella vista le nostre abilità speciali. Esattamente come succedeva in Overwatch, ad esempio, segnare punti in battaglia significa velocizzare il cooldown di “super” e del gadget, differenti da specialista a specialista o, se vogliamo, da eroe a eroe. La modifica più rilevante è, però, la mancanza di una rigenerazione automatica, sostituita da quella manuale. Quest’ultima cambia le carte in tavola in ogni situazione, costringendo, così, il giocatore a fare i conti con tempi di cura e di ricarica dell’arma che rallentano, anche se minimamente, il ritmo di gioco. Complice, inoltre, il percettibile aumento del time-to-kill che, nella maggior parte dei casi, garantisce un minimo di tempo per reagire e provare a ribaltare la situazione.

Molto apprezzato è l’impegno degli sviluppatori nel rispondere ai feedback degli appassionati, ormai stanchi di vedere wall run, jetpacks ed esoscheletri futuristici inquinare eccessivamente la scena, riportando, così, in tutti i sensi, il titolo con i piedi per terra ed impegnandosi a migliorare aspetti che, effettivamente, iniziavano ad essere eccessivamente ridondanti.

Se da un lato il team cerca di plasmare l’esperienza Call of Duty definitiva, dall’altro preferisce seguire una politica più conservativa per quanto concerne il suo più grande tallone d’Achille: il respawn point. Questo rischia di castrare il divertimento e fare spazio alla frustrazione di chi è vittima di ripetuti spawnkill, non essendo efficacemente tutelato dall’algoritmo che valuta la sicurezza di un punto di rigenerazione. Nulla di nuovo quindi.

  
Andiamo ora a dare un'occhiata più da vicino al pacchetto d’offerta di questa edizione. Per farlo non possiamo non cominciare proprio dalla grande assente: la Campagna giocatore singolo. I fatti sono ormai noti da mesi e a quanto pare, stando ai pareri di gran parte dell’utenza, la modalità Storia stava diventando, ogni anno sempre di più, la modalità che meno attirava i gamers. Avendo molte carte da giocare per costruire il successo del titolo, Treyarch ha preferito non impiegare risorse preziose per quest’ultima, concentrandosi invece sulla modalità Blackout, appunto la Battle Royal: scelta però poco gradita dai fan di vecchia data. Del resto, le mode sono mode e non tentare di cavalcare l’onda sarebbe stato un errore. Sappiamo bene quanto il mercato videoludico sia saturo di Battle Royal e questa è la prima volta che un team con così tanta esperienza si cimenta nel genere. Ma ne parleremo tra poco.
Nella sezione del menù “QG Specialisti” è comunque presente un minimo di filone narrativo, manifestandosi in cinematiche e in veri e propri addestramenti per imparare a conoscere più da vicino ogni specialista disponibile nel multiplayer. Questa soluzione, tuttavia, non arriva neanche lontanamente a sopperire la mancanza di una Campagna single player, offrendo solamente un misero “contentino” a chi qualche cosa voleva proprio farsela raccontare.

Lasciamoci ora alle spalle questa scelta infelice per spostare l’attenzione su elementi che, in sede valutativa, fanno la differenza in positivo.

  

La modalità multiplayer, come avrete intuito dalla parte iniziale della recensione, ci ha convinto. Se ho detto che sembra essere una “definitive edition” è perché gran parte delle mappe disponibili al lancio sono una versione rinnovata di quelle che hanno fatto la storia della sottoserie Black Ops. Sia gameplay che setting, dunque, mostrano le stesse caratteristiche. Un pizzico di novità e basi ben consolidate e familiari, che soddisfano chi ha sempre apprezzato lo stile della serie e, allo stesso tempo, strizzano l’occhio a chi voglia cimentarsi in un gameplay almeno in parte differente. Come sempre, infatti, livellare significa sbloccare nuove armi e nuovo equipaggiamento e segnare una “serie di punti” sufficientemente elevata garantisce i consueti vantaggi in partita.

La varietà delle modalità di gioco, poi, resta la più ricca sul mercato.

Insomma il buon vecchio CoD.
Gli eroi che si scontreranno a suon di pallottole sono al momento dieci e le abilità a loro disposizione sono abbastanza bilanciate, oltre che combinabili qualora si riesca a fare un buon gioco di squadra. Ovviamente alcuni permetteranno un feeling più immediato e confortevole di altri ma, comunque, ognuno di questi garantirà grandi vantaggi anche singolarmente se usati come si deve.

La Battle Royale secondo Treyarch

Blackout è sicuramente il piatto forte del menù di quest’anno, che adatta un gameplay frenetico e solido ad una modalità di forte carattere survival, ancora oggi nel pieno centro dell’attenzione dei videogiocatori. A dirla tutta, l’annuncio di questa modalità in un gioco così importante come CoD ci ha fatto pensare male, ma sperimentare in prima persona la novità, già durante il periodo di open beta, è stato sufficiente a farci cambiare idea e a farci apprezzare il riadattamento. Quella che dunque ci aspettavamo come una forzatura si è rivelata un’esperienza godibile e divertente.

Come ogni altro esponente del genere, la conquista della vittoria è affrontabile in singolo, doppio o in tre o quattro giocatori, prendendo ispirazione a piene mani dalle tipiche meccaniche di cooperazione durante la sopravvivenza da chi, prima di lui, è riuscito a fare bene.

Lootare, organizzare l’inventario e personalizzare il nostro loadout è semplice ed intuitivo su PC, sintomo di un’eccellente ottimizzazione dei comandi e dell’interfaccia giocatore, mentre soffre di un sistema lento e macchinoso pad alla mano.

L’elemento survival non riesce ad eclissare il ritmo “coddoso”, incoraggiandoci ad ingaggiare lo scontro quando possibile e ad evitare lunghe attese dietro un riparo sicuro. La mappa è di proporzioni generose ma non eccessive e riesce ad alternare efficacemente la verticalità di altopiani e palazzi alle distese aperte e spoglie di coperture. Anche qui Treyarch richiama la nostalgia dei videogiocatori più attaccati alla serie, costruendo l’intero campo di battaglia utilizzando alcune delle più celebri mappe dei multiplayer dei tre capitoli precedenti.
Le partite non durano tantissimo: il tempo a disposizione dei giocatori per entrare nella zona sicura è relativamente breve e, nella stragrande maggioranza dei casi, bisogna approfittare del poco tempo per equipaggiarsi al meglio tra una restrizione e l’altra, fino ad arrivare all’ultima, tanto piccola da costringerci a saltare fuori dal riparo per contendere il gradino più alto del podio con chi, come noi, è riuscito ad arrivare fino alla fine.

Il gameplay gode della stessa solidità che troviamo nelle partite classiche in multigiocatore, il che non può che rafforzare il giudizio che riserviamo a questa novità.

  

Anche la modalità Zombie è riuscita a farsi notare. Quest’anno i più coraggiosi “ammazzazombie” tra di voi saranno più che soddisfatti nel mettere le mani su una modalità tanto curata quanto divertente e che, già dal day one, mostrava di avere le carte in regola per essere la più ricca di sempre.

Due sono le mappe disponibili per tutti al lancio, tre per chi possiede il season pass. Tutte godono di due tipologie di filone narrativo differente: etere e caos.

La struttura delle meccaniche che ruotano attorno al punteggio, alle classi e ai bonus è di ottima fattura e garantisce un’esperienza godibile ed accessibile a tutti. Questo anche grazie alla selezione della difficoltà, la quale permette una durata media delle sessioni non troppo proibitiva tanto quanto lo era nei precedenti anni.

  

Quello che descrivo in questa recensione è un prodotto meritevole d’attenzione e, probabilmente, con tutte le carte in regola per farvi aprire il portafoglio e portarlo a casa vostra. Ma c’è da tener conto di altri fattori, i quali, per ovvi motivi, non influiranno sul giudizio finale del titolo ma che devono, comunque, essere noti a chi prende in considerazione l’idea di investirci sopra.

Al day one, ogni Call of Duty lancia solo l’esperienza base di un capitolo, circa il cinquanta percento di un pacchetto più ampio che nel corso di un anno vede moltiplicare i propri contenuti.

Differenza sostanziale di questa edizione è che non sarà possibile acquistare singolarmente i DLC, il che significa dover investire interamente il prezzo del season pass, il quale costo non è per nulla modesto (49,99€). Come detto sopra, già dal 12 ottobre una mappa della modalità Zombies è accessibile solo a coloro che abbiano effettuato l’acquisto del pass.

 Quello sul quale abbiamo messo le mani è un prodotto valido e divertente, un’esperienza che racchiude tutta l’essenza Black Ops e che siamo certi possa arrivare ad occupare un posto importante nella scena degli eSport nel prossimo futuro.

Activision, dopo il più che apprezzato passo indietro dell’anno scorso, con un nuovo gioco ambientato nei conflitti della seconda guerra mondiale, quest’anno propone un titolo che nulla ha di inedito, ma che porta con sé piacevoli cambiamenti.

Il fatto che anche la serie futuristica di Black Ops sia tornata “boots on the ground” e che abbia adottato un sistema che si allontana dagli schemi classici quanto basta per dare un sapore di novità alla serie, fa ben sperare per il futuro del marchio Call of Duty.

Difettucci ci sono ancora ma nulla di irrecuperabile con qualche patch o aggiornamento. Per il momento, quindi, il comparto tecnico è da promuovere, soprattutto, perchè fa sì che Black Ops 4 giri senza alcun intoppo sui 60 fps su Xbox One X, PS4 Pro e Ps4.

La sorella minore di casa Microsoft qualche incertezza invece ce l’ha, sganciandosi dai 60fps nelle sequenze più concitate ed esose.

Per tutte le piattaforme è previsto un downgrade grafico nella modalità Blackout, il che è ampiamente giustificato dalla dimensione della mappa e del numero elevato di giocatori in partita. Questo non ci sembra un gran sacrificio poiché la resa grafica resta comunque apprezzabile nonostante qualche dettaglio texture in meno e tenendo conto che l’esperienza che, almeno su console, si avvicina di più a quella prevista in Bo4 è PUBG , il quale sicuramente non riesce a fare di meglio.

Conclusioni

( Clicca su uno dei voti per leggerne la motivazione )
5.5 Storia/Narrazione
8.5 Gameplay
8.5 Grafica
7.5 Comparto Audio
9.5 Multiplayer

Storia/Narrazione

Leviamoci subito il sassolino dalla scarpa. Non c’è una vera e propria campagna giocatore singolo, ma un minimo di narrazione è comunque presente. Le cinematiche non possono sostituire alcun tipo di storia giocata, né tanto meno possono farlo dei tutorial mirati all’uso degli specialisti. Qualche accenno di filo narrativo è presente anche nella modalità zombie, ma trattandosi di una modalità strutturata ad ondate, più di tanto Treyarch non si è potuto spingere. Sarebbe stato meglio non presentare alcun tipo di “contentino” e fare in modo che il videogiocatore non trovasse alcuna sorpresa che non fosse almeno sufficiente a soddisfare un minimo le sue aspettative.

gamepad

Gameplay

Solido e sicuramente il più articolato della serie. Doppi salti e wall run hanno passato il testimone a cure manuali e piedi saldi a terra. La struttura delle partite multigiocatore somiglia tanto a quella di un hero arena shooter ma senza allontanarsi troppo dalle radici della serie. Una via di mezzo che troviamo funzionare bene e che possa soddisfare una fetta più grande di mercato nel suo settore. Blackout è la dolce novità che strizza l’occhio a chi, fino all’altro giorno, non guardava altro che a Fortnite e PUBG. La Battle Royal di casa Treyarch riesce a tenere fede alle meccaniche del genere senza snaturare eccessivamente il gameplay. Ottimo lavoro ma non perfetto.

Grafica

Non si parla di capolavoro, siamo lontani dal fotorealismo ma CoD non ne ha proprio bisogno. La grafica è pulita ed il motore grafico riesce ad ottimizzare ogni aspetto senza intaccare in cali di prestazione. Nella modalità Multiplayer e Zombie, la qualità grafica tocca i livelli più alti della produzione, contornando il tutto con piacevoli effetti luce e particellari. Blackout deve per forza sacrificare un livello qualitativo così alto per lasciar spazio a quello che può sembrare uno stile grafico differente, quasi stilizzato. Quì, ancor meno delle altre modalità, non avvertiamo la mancanza di un comparto tecnico grafico da paura. Insomma, ciò che viene privilegiato è la prestazioni dell'hardware.

Comparto Audio

Non giriamoci troppo attorno, gli effetti audio di CoD sono probabilmente quelli che più di altri riescono a creare assuefazione. Il suono della hitmarker e di una kill basterebbero a convincere chiunque a giocare un’altra partita. Ma questo, di certo, non basta a soddisfare le nostre aspettative. Le tracce audio tutto sommato sono buone, non ai livelli del diretto rivale sul mercato, ma quanto basta per accompagnare le azioni di gioco col giusto tono e la giusta intensità. La qualità delle tracce musicali è gradevole, non trovando comunque spazio in un gioco del genere, specialmente ora che non prevede più la Campagna.

Multiplayer

Se non è questo il cavallo di battaglia di un Call of Duty allora Activision non avrebbe più bisogno di continuare a produrne. Il gioco è praticamente solo multiplayer. Ma la cosa migliore è che non per forza bisognerà essere online per divertirsi. Sia il multigiocatore che la modalità Zombie potranno essere giocate in locale fino a quattro giocatori (cari bei vecchi tempi), mentre tutte e tre le modalità, Blackout compresa, verranno affrontate da due in cooperativa splitscreen online. Una mossa da parte di Treyarch che già da sola vale l’acquisto. Da elogiare anche il netcode: non ci è mai capitato, durante il nostro prolungato periodo di prova, di incappare in disconnessioni indesiderate, se non per cause maggiori (manutenzione server o aggiornamenti client).

Black Ops 4 è la quintessenza dei Call of Duty. Perfeziona uno stile divenuto ormai simbolo nel mondo videoludico e aggiunge qualche meccanica che di fatto svecchia un gameplay che necessitava di qualche elemento fresco e funzionante. Se, mentre scrivo queste conclusioni, Bo4 sta macinando numeri e records deve sicuramente ringraziare l’audacia del team americano nel riadattare una Battle Royal al videogioco e a non cadere nell’esatto opposto. Blackout, per il momento, sentiamo di proporlo come la miglior esperienza Battle Royal e ci auguriamo possa avere lunga vita e supporto, senza cadere nel dimenticatoio quando un nuovo capitolo verrà annunciato l’anno prossimo. Treyarch apre le braccia e accoglie una vasta schiera di videogiocatori, che siano casual o competitivi, che siano in cerca di semplice divertimento o di uno stimolo a fare sempre meglio.

7.9

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