Ne è passato ormai di tempo da quando Ubisoft lanciò il brand Assassin’s Creed, orgogliosa di portare qualcosa di nuovo e rivoluzionario nel mondo dei videogiochi e consapevole che l’utenza avrebbe accolto a braccia aperte l’ambizioso progetto di Ubisoft Montreal.
Anno dopo anno, le varie software house che hanno lavorato sulla serie hanno saputo innovare ed evolvere il titolo senza mai arrivare a stravolgerlo, anche se il risultato non sempre si è rivelato un successo.
Anni di sperimentazione di nuove meccaniche di gioco, di nuovi stili di combattimento e di approcci all’animo open world hanno portato ad un punto di svolta. Dopo aver interrotto la tipica cadenza annuale dell’uscita dei capitoli della serie, la stessa software house artefice della primissima apparizione degli assassini propone un radicale cambiamento. Una ristrutturazione che parte sin dalle fondamenta, legando il nome “Assassin's Creed” ad un nuovo genere videoludico, completamente differente da quello originale. Ed è proprio il sottotitolo del gioco uscito ad ottobre 2017, “Origins”, a voler evidenziare il cambio di rotta, un nuovo inizio per la serie. Un anno dopo, a conferma della ricerca di una nuova identità, esce quindi Assassin’s Creed Odyssey.
Un nuovo inizio, ancora una volta...
Siamo pronti ad imbarcarci in una nuova serie di eventi che definirà il cammino degli assassini nella storia. Le aspettative sono alte e la speranza di vivere un’esperienza che rimanga impressa nelle nostre menti è tanta. Nuova partita!
Attribuendo alla serie una vena rpg sempre più marcata, ci ritroviamo a scegliere, in primis, quale difficoltà sia a noi più adatta. Attraverso quattro sfumature, il livello di asperità ci impegna, poi, in altrettanti modi di affrontare gli ostacoli che si presentano sulla nostra strada. Decisione, però, non vincolante: potremmo infatti cambiare in corsa, nel caso in cui non fossimo a nostro agio con la prima scelta.
Altrettanto liberamente possiamo selezionare la tipologia di gioco tra le due opzioni a disposizione: la modalità assistita e quella di esplorazione. La prima, offre l’esperienza canonica della serie, nulla di nuovo. La seconda, invece, si differenzia per il fatto di non garantire il massimo degli aiuti su schermo, costringendo così il giocatore ad ascoltare ogni conversazione e a curiosare per ottenere sufficienti informazioni al fine di raggiungere l’obiettivo successivo di una quest. Sia chiaro, però, questo non aumenta assolutamente la difficoltà del gioco. In alto a sinistra, infatti, avremo sempre a disposizione delle linee guida (neanche troppo criptiche), le quali ci condurranno facilmente nei dintorni della nostra destinazione.
Quì, sarà la vista della nostra aquila, Icaro, ad illuminarci la via, marchiando gli obiettivi più importanti e tutti i punti di interesse che li circondano. La modalità esplorazione sicuramente non è molto adatta a chi poco gradisce le sequenze di gioco più lente ed è impaziente di andare in cerca di azione.
Ulteriore scelta, l’unica della quale sarà meglio non pentirsi, è quella del personaggio che decidiamo di interpretare. Non sarà solo la banale scelta del sesso del nostro alter ego, badate bene. Sia Alexios che Kassandra, infatti, daranno un sapore diverso all’avventura, sia per quanto concerne il livello “recitativo” che per le due differenti impronte caratteriali attribuiteli. In linea generale, però, la scelta dell’uno o dell’altro non preclude nulla al videogiocatore. Le carte in gioco saranno comunque le stesse.
Interessante il nuovo approccio interattivo a risposta multipla nelle conversazioni, le quali però mantengono una rilevanza quasi superficiale nel proseguo della storia. Interagire con il nostro interlocutore avrà, infatti, una funzione di approfondimento, non necessariamente indispensabile per portare a termine un compito. Acquista maggior valore, invece, nel caso in cui venga scelta la modalità esplorazione, dove ogni informazione in più velocizza la ricerca degli obiettivi. Inoltre, saremo liberi di utilizzare approcci differenti, come mentire, intimidire o flirtare. Ma, comunque, salvo alcune sfumature, nella maggior parte dei casi, ciò che diremo non influenzerà il nostro cammino tanto quanto le nostre azioni.
Per il finale della storia sono previste fino a nove conclusioni differenti. Il filone narrativo principale è composto da più parti. Possiamo identificare due di queste come proprie della main quest mentre una terza composta da molteplici storie secondarie che allungano indirettamente i contenuti della principale. Di quest’ultima abbiamo, dunque, una prima parte che è propriamente incentrata sull’identità del nostro personaggio, sulla ricerca di risposte ai suoi interrogativi e sulla sua evoluzione caratteriale. In un secondo momento invece verrà introdotta la seconda parte che caratterizza la storia del gioco, la quale collega la nostra avventura con la lore della saga, approfondendo ciò che già conosciamo della prima civilizzazione.
Nella sua interezza, la quest principale richiede un abbondante quantitativo di ore di gioco, lasciando al videogiocatore la possibilità di andare più a fondo con tutte le attività di contorno affrontando l'end game.
Per chiudere il discorso, c’è da tener conto che la storia principale non è stata assolutamente il piatto forte del titolo, funzionando più come collante per tenere in piedi ogni attività e progressione delle avventure che vanno ben oltre gli assassini ed il loro credo.
Trecento uomini alle Termopili
431 a.C. Isola di Cefalonia. Abbiamo il controllo del leggendario Leonida, re di Sparta, e calpestiamo l’umida sabbia delle Termopili.
Ad attirare inevitabilmente la nostra attenzione, oltre alla spettacolare resa del motore grafico e all’affascinante sequenza della storica battaglia contro l'esercito persiano, sono le icone del nuovo combat system nella parte in basso a sinistra dello schermo.
Si respira fin da subito aria di novità e, a dirla tutta, la cosa non dispiace. Andiamo però per gradi.
Decenni dopo la disfatta di Leonida, il legame di sangue ci porta ad Alexios e Kassandra, suoi nipoti. In base alla precedente scelta, quindi, impersoneremo uno dei due nella nostra avventura nell’antica Grecia. Vestiremo i panni di “misthios”, mercenari e, neanche a dirlo, le frecce al nostro arco saranno impressionanti abilità di combattimento ed una poco comune agilità. Una serie di eventi e coincidenze spingeranno il nostro alter ego in nuove avventure, un nuovo tassello nell’immenso puzzle che è l’universo di Assassin’s Creed.
Fuori dall’animus ritroviamo la dottoressa Layla Hassan, assieme alla quale abbiamo ripercorso le “origini” del credo con Bayek di Siwa nell’antico Egitto. E’ lei ad avere tra le mani un frammento della lancia di Leonida, grazie al quale potrà arrivare fino ai nostri protagonisti. Tutto con l’intento di trovare nuovi indizi sulla prima civilizzazione ed essere sempre un passo avanti all’Abstergo.
Imbarchiamoci dunque in questa nuova avventura, salpiamo per antiche rotte e approdiamo su ogni isola dell’arcipelago ellenico per compiere il destino dell’ombra dell’aquila.
I celebri personaggi storici che incroceremo nella nostra odissea sono tanti. Aiuteremo o sentiremo parlare di Ippocrate, Erodoto, Socrate, Sofocle e molti altri.
Novità e conferme
Già rivoluzionato per il capitolo ambientato nell’antico Egitto, il combat system si rinnova ancora, conservando alla base solo le fondamenta delle tecniche di combattimento di Bayek e restaurando la superficie con perry e abilità speciali. Queste saranno sempre presenti in basso a sinistra dello schermo, sempre a portata d’occhio. Caricando durante il combattimento la barra delle abilità, posta immediatamente sotto quella della salute, potremo consumare una parte di essa per utilizzare mosse speciali a nostra scelta. Sono otto, in tutto, quelle disponibili: quattro mosse per il combattimento ravvicinato e altre quattro per il combattimento a distanza con l’arco. Le singole abilità non saranno disponibili sin dall’inizio. Sarà necessario, infatti, sbloccarle ed eventualmente potenziarle, sia quelle attive che passive, man mano che avanziamo di livello.
Altra novità è la possibilità di contrattaccare ai colpi leggeri dei nemici, effettuando un perry al momento giusto e approfittando dello stun dell’avversario per infierire, aumentando così, notevolmente, la possibilità di infliggere un colpo critico.
Le sessioni di combattimento sono divertenti e poco monotone nonostante una I.A. poco brillante. Non mancano momenti di spettacolarità: l’ultimo nemico rimasto in piedi riceverà un trattamento speciale, ovvero una mossa finale tanto violenta quanto fenomenale. Non tutti gli scontri però sono facili da affrontare, soprattutto quando gli avversari attaccano in numero ingente. Il gioco, tuttavia, riesce ad essere sempre giusto. Infatti, la difficoltà di uno scontro è dichiarata da un livello posto sulla sua testa dei nostri avversari, in modo tale da farci capire che un approccio diretto, a volte, è quello meno consigliato.
Lo stealth dá soddisfazione, tornando utile in molte occasioni, in particolar modo se si affronta l’avventura nella difficoltà più alta. Tuttavia, non riesce ad essere migliore di quanto sia mai stato in passato. La cosa che più ci spiace notare, infatti, è che, nonostante sia ben bilanciato con il nuovo stile di combattimento, esso non venga esaltato nella maniera giusta. Più volte, pertanto, abbiamo preferito assaltare un nemico forte a spada sguainata piuttosto che infiltrarci silenziosamente alle spalle delle ignare guardie.
Spiegate le vele!
Se si parla di combat system non si può non nominare le battaglie navali. Ebbene sì, dopo aver sperimentato un adattamento delle meccaniche di Black Flag in alcune sequenze di Assassin’s Creed Origins, Ubisoft sembra essere pienamente soddisfatta dei risultati tanto da riproporle, con qualche aggiustamento, in questo nuovo capitolo e renderle essenziali per progredire nell’avventura.
Anche le battaglie navali godono di un sistema di miglioramento graduale e di abilità attive da utilizzare negli scontri.
Nell’apposita sezione, nei menù di gioco, ci viene mostrata una overview della nostra galea. Sul lato sinistro della schermata sono presenti tutti gli elementi perfezionabili (come arcieri, lancieri, ecc.) con i relativi miglioramenti di frecce e lance, della robustezza della nave e della resistenza dei vogatori e degli scudi del nostro equipaggio. Sulla destra, invece, abbiamo la possibilità di selezionare e promuovere fino a quattro elementi della nostra ciurma a luogotenenti. Questi, però, potranno essere arruolati o proponendo loro un lavoro durante una side quest, oppure stordendo un nemico e arruolandolo subito dopo. Essi variano per rarità, contrassegnata dai tipici colori bianco, azzurro, viola ed oro. Infine, sarà possibile personalizzare l’estetica sia della nave che dell’equipaggio.
Allo stesso modo potremo intervenire sul nostro eroe tramite il suo personalissimo inventario. Questo è praticamente identico a quanto visto un anno fa, con la differenza che mancherà uno slot tra le armi a distanza, sostituito dalla tipologie di frecce che potremo utilizzare, e con l’aggiunta del quinto elemento dell’armatura, ovvero l’elmo/cappuccio.
Se entrate nello slot “segni” in basso a sinistra, si aprirà l’overview delle statistiche, appunto nomiate “segni”, che rappresentano i classici bonus da gioco rpg con tanto di valori e percentuali. Armi ed armature saranno dunque migliorabili attraverso questi o con perfezionamenti classici acquistabili dal fabbro. All’inizio del gioco non ci farete tanto caso, ma una volta arrivati al livello massimo inizierete a tener in considerazione anche le tre “classi”
che appaiono sotto gli slot di equipaggiamento: Cacciatore, Guerriero ed Assassino. Rispettivamente questi potranno essere letti come combattimento a distanza, combattimento ravvicinato e stealth. In base al vostro stile di gioco dovrete quindi aumentare il valore che più vi interessa, sacrificando ovviamente qualcosa degli altri e due.
Nel momento stesso in cui verremo proiettati nell’antica Grecia, all’inizio del gioco, avremo a disposizione una panoramica della mappa completa. Impossibile non rendersi conto di quanto questa sia gigantesca, la più grande in un videogioco Ubisoft, nonché la più ricca e dettagliata. Ogni regione è diversa dalle altre, ogni villaggio ed ogni città sono uniche. Nel corso della mia odissea, sono rimasto a bocca aperta ogni volta che i miei obblighi da misthios mi portavano in luoghi diversi. Un lavoro da dieci e lode da parte dello studio canadese.
Non pensate però di potervi godere tutto questo spendendo meno di una sessantina di ore in partita. La main quest è lunghissima e il mondo stesso è ricco di piccole avventure da affrontare e di luoghi nascosti da scoprire. Inevitabile perciò non sentirsi disorientati specialmente nelle prime fasi. Senza avere troppa tregua, dovrete affrontare continuamente nuovi obiettivi e meccaniche di gioco che, seppur abbastanza semplici, si accumuleranno, numerose, sulle vostre spalle.
Sebbene la varietà del titolo lasci disarmati e richieda diverse ore per essere assimilata, una volta presa dimestichezza con ogni elemento, potrete godere di ogni singolo dettaglio messo a disposizione per voi dagli sviluppatori.
La capacità di arricchire sotto diverse sfumature questo titolo, degno della lode degli epici poemi ellenici, è sostenuta anche dalla libera interpretazione di meccaniche già “assaggiate” da diversi piatti, uno dei quali deriva proprio dal QG di mamma Ubisoft: la sede di Parigi. Parliamo di Ghost Recon Wildlands, ovviamente, e le meccaniche in questione sono quelle relative al “tabellone” obiettivi. Similmente a quanto fatto nel titolo dei Ghosts, in Odyssey, ad un certo punto del gioco, avremo a disposizione una schermata bersagli. Proseguire nella main quest e curiosare in giro per il mondo di gioco, portando a termine un buon numero di quests secondarie, ci permetterà di identificare i nostri obiettivi e di dar loro la caccia. Ogni ramificazione del male avrà, analogamente alla struttura gerarchica del cartello della droga colombiano, dei capitani da affrontare per arrivare finalmente alla testa del serpente.
Altra curiosa similitudine è quella della gerarchia dei mercenari. Molto simile alla struttura del Nemesys System di Shadow of War, il team canadese sembra aver preso ispirazione da questa per la formulazione del sistema gerarchico nella quale noi stessi saremo compresi. Anche il nostro eroe, infatti, è un mercenario, e come tale sarà cacciato e darà la caccia a chi come lui non riesce a non farsi tentare dalle taglie sulla testa di famigerati misthios. Per salire di grado sarà necessario sconfiggere chi è più forte di noi, tenendo conto però che il numero dei mercenari è infinito. Gli sconfitti, infatti, verranno immediatamente sostituiti da nuovi che si metteranno, al più presto, sulle nostre tracce. Il numero dei cacciatori di taglie che sarà chiamato ad indagare su di noi dipende da quanto i nostri crimini abbiano aumentato la nostra notorietà. Più ne accumuliamo e più difficile sarà tornare ad essere anonimi per esplorare in tranquillità. Nel caso in cui non volessimo attendere che la nostra fama da criminali diminuisca, potremmo pagare per accelerare i tempi, similmente a quanto succedeva in Assassin’s Creed II con i banditori.
Ubisoft è ormai famosa per le coraggiose strade che intraprende, per il suo continuo innovarsi e, allo stesso tempo, per la sua volontà di rimanere al passo con i trend del momento, restando una delle aziende che più apprezziamo nel mondo videoludico, capace di “sfornare” piccoli e grandi capolavori. E, come molti altri prima di lui, Assassin’s Creed Odyssey è di fatto un titolo importante ed imponente, capace di arrivare ad una schiera di appassionati di action rpg così come ai fan più accaniti della serie. Una serie, però, di cui molti non potrebbero gradire la piega presa negli ultimi tempi. L’identità del titolo, infatti, a molti potrebbe risultare snaturata e il cambio di rotta drastico.
Preso singolarmente, però, il titolo non può che essere giudicato per quello che è: un videogioco fatto a mestiere, ricco di contenuti e più che sufficientemente variegato da non annoiare chi ci si immerge.
Adottando invece una visione omnicomprensiva di ogni capitolo della serie, Odyssey lascia disorientati. Lo stravolgimento che c’è stato con Origins, è stato riconfermato anche quest’anno, con meccaniche da gioco di ruolo puro ancora più evidenti. Punto, questo, che ci fa riflettere. Quello che ci viene da pensare, infatti, è che, dopo aver abbandonato la vecchia via, il team d’oltralpe debba ancora individuare una nuova strada e che stia intraprendendo, nel frattempo, tanti e diversi sentieri che non sappiamo dove possano condurre in futuro.
Tuttavia, il mio compito è quello di valutare la qualità oggettiva del titolo senza essere inficiato dalla pesante eredità derivata dal suo nome. Pertanto, ho preso in considerazione Odyssey come capitolo isolato dal resto della serie e, di seguito, vorrei lasciarvi la mia opinione finale riguardo alla qualità del lavoro svolto.
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